A cura di Federica Santoro e Nicolas De Luigi.
Spazi dominati dal silenzio e sospesi nel tempo, in cui l'uomo è completamente assente. Attraverso l’uso di elementi essenziali e una cromia scarna, l’artista rappresenta visioni di territori in trasformazione. Questi luoghi, per quanto all'apparenza irreali, nascono da spunti paesaggistici e da angoli poco conosciuti del pianeta. L’effetto sull’osservatore è di straniamento e spaesamento, come di un teatro abbandonato improvvisamente dai suoi
attori. La poesia sottile e cruda è l'anima della visione e cela una tragedia: le conseguenze sulla terra di un perenne sfruttamento da parte dell’uomo. L’indagine sul paesaggio è la tematica dominante affrontata come perdita di un bene collettivo. Spazi carichi di inquietudine, visioni di luoghi desolati che si alimentano dell’ “Unheimlichkeit”, definito da Freud e traducibile in perturbante, sentimento che affiora in ogni opera dove la percezione dello spazio non è chiara, i riferimenti si perdono in una illusione di realtà, ogni attività umana è bandita e una natura ostile prende il sopravvento.
L'artista: NASCE A VENEZIA NEL 1980. DAL 1996-2001 FREQUENTA L'ISTITUTO D'ARTE DOVE SI DIPLOMA IN DECORAZIONE PLASTICA. DAL 2004 AL 2008 SEGUE IL CORSO DI PITTURA DELL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VENEZIA E OTTIENE LA LAUREA DI PRIMO LIVELLO. DA MARZO 2009 VIVE E LAVORA REGOLARMENTE TRA VENEZIA E BERLINO.