Il dramma teatrale, “Questo è un uomo: Massimiliano Maria Kolbe”, scritto dal Padre Luigi Francesco Ruffato, francescano minore conventuale, “fratello” italiano di Padre Kolbe, viene rappresentato nell’ambito della settimana che, la Parrocchia del Sacro Cuore, dedica al Santo, per la ricorrenza dei 70 anni del suo martirio, avvenuto ad Auschwitz, il 14 agosto 1941.
Il dramma ripercorre proprio la figura di un “giusto”, il francescano polacco Massimiliano Maria Kolbe. Nei sei anni di occupazione tedesca (1939-1945) la Polonia non subì solo la morte a causa del nazismo, ma dimostrò anche il coraggio storico di una resistenza memorabile. La più efficace fu quella pacifica dei martiri. La maggior parte delle vittime subì la morte. Alcune offrirono la vita. Tra queste la figura più nota fu Massimiliano Maria Kolbe, martire di amore al prossimo: un “uomo vero” che inventa l’amico, anche se è un avversario, e non attende il nemico per donare sé stesso.
Il testo di Luigi Francesco Ruffato pone alla fine del dramma di Massimiliano Kolbe, che inizia il 17 febbraio 1941 con il suo arresto e termina il 14 agosto del 1941 quando viene ucciso nel Bunker della morte di Auschwitz, un’appendice: un colloquio tra Rudolf Höss, comandante del Lager, ideatore di quell’inferno e il suo vice Karl Fritsch e da quel colloquio emerge il superamento dell’”assurdo”: l’amore del martire Massimiliano, l’”uomo”, diventa il rimorso di Höss. E’ il capolavoro del sacrificio di Kolbe. “Un uomo simile ad Auschwitz non l’abbiamo mai visto” – raccontavano gli aguzzini.
Regia di Francesco Pinzoni.