Un dramma di Bertolt Brecht e Kurt Weill. Traduzione Paola Capriolo. Regia Luca De Fusco. Orchestra diretta da Francesco Lanzillotta.
L'opera da tre soldi fu rappresentata per la prima volta nel 1928 nel teatro Schiffbauerdamm a Berlino. L'autore metteva in scena il mondo del sottoproletariato, dei banditi e dei derelitti, con intenzione provocatoria nei riguardi del pubblico borghese, che avrebbe dovuto scandalizzarsi di fronte all'ambiente, ai personaggi e al loro linguaggio.
Il pubblico ideale per Brecht doveva essere il proletariato, cioè gli operai dell'industria. Infatti il titolo indicava provocatoriamente il prezzo del biglietto d'entrata, ma paradossalmente gli operai disertarono le rappresentazioni, mentre il pubblico borghese invece ne decretò il successo, con sorpresa e disappunto dell'autore.
Lo spettacolo alterna momenti di prosa a momenti musicali e cantati; nel lavoro di Gay (rielaborazione del Beggar's Opera di John Gay) la forma dei momenti musicali ricalca parodisticamente il melodramma italiano, in quello di Brecht/Weill il cabaret e il jazz.
L'opera è ambientata nella Londra vittoriana. Il protagonista, nell'opera di Brecht/Weill - così come in quella di Gay - è Macheath, noto criminale. Il numero di apertura, Morgenchoral des Peachum, cita la musica del compositore Johann Christoph Pepusch nell'originale di Gay.
Macheath (Mackie Messer, o Mack the Knife) sposa Polly Peachum. Il padre di Polly, che controlla tutti i mendicanti di Londra, è sgradevolmente sorpreso dall'avvenimento e tenta di far arrestare e impiccare Macheath. I suoi maneggi sono però complicati dal fatto che il capo della polizia, Tiger Brown, è un amico di gioventù di Macheath. Alla fine Peachum riesce a farlo condannare all'impiccagione, ma poco prima dell'esecuzione, Brecht fa apparire un messaggero a cavallo da parte della 'Regina' che grazia Macheath e gli conferisce il titolo di baronetto, nella parodia di un lieto fine.
In molti punti l'opera si appella direttamente al pubblico, rompendo la 'quarta parete' e ricercando un effetto che Brecht chiama di straniamento, contrapposto all'immedesimazione che al tempo di Brecht era lo standard dominante nella messinscena; per esempio vengono proiettate delle frasi sul fondale e i personaggi a volte portano in scena dei cartelli. L'opera pone rilevanti questioni politiche e sociali, con intento provocatorio, e punta a sfidare le nozioni di ciò che all'epoca erano considerati 'teatro' e 'decenza'.