musica
Spettacolo di rituali popolari daoisti: i preti laici della famiglia Li

Il Daoismo rituale è una delle grandi glorie della civilizzazione cinese e rimane tra le forme più diffuse di pratica religiosa nella Cina di oggi. Lontana dall’astruso misticismo della filosofia daoista e dai casti preti che vivono nei grandi templi cittadini o di montagna, la vita principale del Daoismo si trova da sempre in piccoli gruppi a carattere familiare di specialisti laici del rito che lavorano per portare il benessere alle proprie comunità locali. Il complesso formato dai preti laici daoisti della famiglia Li, oggi capitanata da Li Manshan (1946-), ha un lignaggio ereditario ininterrotto di circa nove generazioni. Sono contadini qualunque, pagati per compiere rituali, che hanno sede nel villaggio di Liangyuan nella contea di Yanggao, situata nel remoto nord della provincia dello Shanxi, a ovest di Pechino, dove sono noti semplicemente come yinyang. Appartenenti alla tradizione scritturale del Tesoro Numinoso dell’Unità Ortodossa (Lingbao Zhengyi), i membri della famiglia Li iniziarono a esercitare come specialisti rituali nel diciottesimo secolo, ereditando una tradizione che risale ai tempi del medioevo, e hanno servito la loro comunità locale durante tutte le rivolte della storia cinese moderna. Il padre di Li Manshan, il defunto Li Qing (1926-1999), è stato il maestro daoista più rispettato in quelle zone. Lui e i suoi colleghi furono attivi duranti i primi anni del Maoismo, nonostante la riduzione dell’attività rituale, e hanno riacquistato vigore dopo la fine della Rivoluzione Culturale. Il gruppo attuale include i figli di Li Qing, Li Manshan e Li Yunshan, i nipoti Li Bin, Huang Shuangping e Zhang Shiyu, così come Wu Mei (certamente uno dei più grandi suonatori di strumenti a fiato di world music) il quale divenne un discepolo di Li Qing in giovane età. Oltre a cantare la liturgia vocale, essi sono versatili e alternano gli strumenti a fiato e quelli a percussione. Non chiedete a questi daoisti laici di rivelarvi il significato dell’esistenza o di insegnarvi a meditare. Ciò che in effetti la gente chiede loro è di “presenziare in occasione di rituali domestici” (yingmenshi), di compiere rituali per comunicare con gli déi per ottenere benedizioni molto concrete in favore di singole famiglie e dell’intera comunità: rituali funerari, fiere promosse dai templi e riti occasionali per adempiere a voti religiosi, per ricevere un figlio in salute, per ristabilire l’armonia cosmica e sociale, con una durata compresa tra i due e i quattro giorni. Oltre ai daoisti, gli altri protagonisti dei rituali sono i complessi di pifferi e percussioni, con cui essi si alternano durante il giorno e marciano in processione. Compagnie operistiche si esibiscono per le fiere sponsorizzate dai templi e i mendicanti giungono a volte per cantare di fronte alle bare in occasione di funerali. Individualmente i daoisti aiutano i clienti a scegliere giorni fausti per intraprendere azioni e località appropriate a questo mondo e all’aldilà, usando i propri almanacchi e le bussole luopan, dipingendo le bare e decorando l’altare. Alle fiere dei templi e ai funerali, essi accompagnano processioni e rituali di fronte alla bara o alle immagini del dio, preparando una quantità di testi scritti necessari alla comunicazione con le divinità, dipingendo talismani magici ed esibendo raffigurazioni delle divinità stesse. Il tutto accompagnati da percussioni rituali – tamburi, piccoli cembali, gong sospesi, e i due tipi di grandi cembali nao e bo. Ancor più affascinante è però il loro ensemble shengguan, per organo a bocca ad ancia libera shang e oboe guanzi, la più raffinata di tutte le varianti locali di questo genere comune agli specialisti rituali in tutto il nord della Cina. Attraversando il cosmo, a volte luttuosi, a volte spassosi (fate attenzione ai giochi suggestivi di Wu Mei con gli strumenti a fiato), i daoisti mantengono le proprie comunità locali in armonia con la forza curativa del rituale e della musica.

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