L’Atto primo avviene all’insegna di un pensiero innovativo come quello di John Cage, che ha rivoluzionato il concetto di musica nell’epoca contemporanea.
La mostra “John Cage 100 anni. Silenzio”, di Emanuel Dimas de Melo Pimenta, compositore, musicista, architetto e fotografo, stretto collaboratore di Cage e suo grande amico, presenta (in una sorta d’immaginario dialogo tra i due) fotografie, musiche, film, libri che illustrano i pensieri di Cage e di Pimenta, rintracciandone le loro profonde motivazioni. Da John Cage, Pimenta ha ereditato quella visione contemplativa e introspettiva della musica che lo porta ad avere un’esperienza totale dei suoni nella loro oggettività.
La mostra presentata all’Officina delle Zattere s’inserisce tra le celebrazioni per i 100 anni dalla nascita di Cage, che Pimenta sta promuovendo nel mondo grazie anche al sostegno di Lucrezia De Domizio Durini.
Un altro dei quattro tempi del primo Atto è scritto da Massimo Donà, con la sua originale mostra “Il suono delle cose”. La mostra, realizzata con la performance fotografica delle artiste Raffaella Toffolo e Veronica Croce che coinvolge il pubblico, vuole restituire attraverso disegni, video e musica un’immagine della realtà dove le cose più semplici sembrano avere una loro vita e le persone stesse diverse identità.
L’ironia è anche una delle chiavi di lettura della mostra “Da quando a ora” di Giorgio Faletti curata da Tiziana Leopizzi, che presenta il noto romanziere, attore, sceneggiatore, musicista nelle vesti di un pittore e artista. Vesti che gli si addicono per la bellezza dei colori delle sue opere, per la loro mutevolezza delle forme e soprattutto per la fonte d’ispirazione: un’inesauribile vena di fantasia.
Questo artista dal tocco magico sembra essere l’incarnazione vivente dell’artista del nuovo millennio che crea e inventa a 360° gradi, passando da una tecnica all’altra.
La conquista di questa visione aperta della realtà e delle sue molteplici espressioni ritorna nella Sound digital art di Giorgio Merigo.
“Le visioni sinestetiche di Merigo” scrive la curatrice Roberta Semeraro “non sono più immagini virtuali ma reali, poiché la nostra mentalità è cambiata e l’elettronica e poi il digitale hanno dimostrato all’uomo che esistono diverse e altre realtà oltre quella tangibile.”
Merigo, che ha lavorato con la luce accanto a grandi scenografi teatrali, ne conosce i suoi segreti tanto da arrivare allo stesso punto di partenza di Cage: se il silenzio è la fonte del suono, il buio lo è della luce, ed entrambi esistono grazie al vuoto quell’immenso spazio cosmico che accoglie e rende visibile la vita in tutte le sue molteplici forme.