GROSSO GUAIO IN DANIMARCA
Leggere Amleto, riscriverlo, contaminarlo, “toglierlo di scena”: l’interpretazione del testo di Shakespeare è diventata un’ossessione nel teatro del Novecento. Da Craig a Carmelo Bene. E il centro di quest’ossessione è proprio il testo, il copione shakespeariano, la sua bellezza, la sua enigmaticità. Non sembra farsi afferrare Amleto da un’interpretazione contemporanea, non sembra esistere uno sguardo capace di esaurirne la complessità. Al centro della piece due loschi figuri vengono interrogati su vicende poco chiare che ruotano intorno alla misteriosa morte di Rinaldo, il compagno di Laerte in Terra di Francia. Cosa c’è dietro quella morte? Cosa c’entra questo delitto con le vicende dell’Amleto? Le risposte segnano piste investigative che conducono in Norvegia, alla corte dell’ambizioso Fortebraccio, e poi a Elsinore, e poi di nuovo in Francia. Un diabolico complotto internazionale regge la storia del principe più famoso del mondo, di cui i due sicari sono, senza saperlo, importanti pedine.
GLI ULTRACORPI
Una subdola invasione aliena è in corso; semi di origine extraterrestre piovono sulla Terra e si rivelano in grado di duplicare, per poi sostituirli durante il sonno. Ma i sosia, mancano di anima, di umanità. Rileggendo questo plot, ci siamo accorti della sua profonda parentela con il teatro: il tema del doppio, dei sosia, non è forse antico quanto il mondo? Quanti autori importanti vi hanno edificato i loro drammi? Menandro, Plauto, Shakespeare, i Comici dell’Arte, Moliére, Goldoni, Von Kleist, solo per dirne alcuni...
Questo famoso topos di fantascienza è da un lato per noi l’occasione di una “riconciliazione” con la tradizione teatrale, con la commedia in senso arcaico, quella dei carnevali, delle feste dei folli, dei riti di propiziazione; dall’altro – prendendo a pretesto l’idea dei sostituiti - è l’occasione di pensare un uomo del futuro. Il passato e il presente, la commedia antica e la fantascienza, vecchie tecniche di teatro e misteri spaziali, si fondono nello sforzo di dar luogo ad altre forme del reale. Forse l’utopia non può che essere imparentata con il Carnevale.