L'opera si incentra sul mito di Sofocle, ma nella rilettura che nel Novecento fecero Brecht e Anouihl. La forte personalità di Antigone prevale su quella di Creonte che cerca col suo potere una soluzione mediata, che per l'eroina è però inaccettabile. Il dramma si svolge tra le armi dei soldati e un amore senza futuro. La guerra incombe e toglie spazio agli affetti, al quotidiano. Il coro segnala passo dopo passo la tragicità della vicenda: anche la morte del giovane Emone non scuote Creonte dal suo ruolo, chiuso in un cerchio di ipocrisia e di rigore. Alla fine del dramma Creonte torna alle sue riunioni e ai suoi affari come se nulla fosse accaduto.