The People United Will Never Be Defeated! è probabilmente il più famoso lavoro per pianoforte di Frederic Rzewski e consiste in trentasei variazioni basate sulla canzone cilena El Pueblo Unido Jamás Será Vencido! del compositore Sergio Ortega e scritte tra il settembre e l'ottobre del 1975, quando il compositore risiedeva a New York.
'Mi sembrava' ha annotato lo stesso Rzewski 'che non ci fosse ragione per cui le più intricate e complesse strutture formali non si potessero esprimere in una forma che riuscisse ad essere compresa da un largo numero di ascoltatori. Ero anche interessato a quella che mi sembrava un punto critico, non solo in musica, ma anche nelle scienze e nella politica: l'assenza di una teoria generale e di un comportamento critico. Ho incominciato a esplorare una forma in cui i linguaggi musicali esistenti potessero essere accostati.'
Sergio Ortega era un compositore cileno il cui lavoro si iscrive a pieno titolo nel movimento culturale ispirato dalla formazione della Unidad Popular nel 1969 e dalla presidenza di Allende.
La sua musica rappresenta la fusione di forme classiche e melodie popolari, utilizzando strumenti della tradizione popolare in contesti classici. Tre mesi prima del golpe militare capeggiato da Augusto Pinochet, Ortega colse da un canto di strada la fonte per El pueblo unido jamás será vencido!, canzone che fu poi eseguita dal gruppo Quilapayun per diventare un vero e proprio inno della resistenza cilena.
Le variazioni di Rzewski, commissionate dalla pianista Ursula Oppens in accostamento alle popolari Variazioni Diabelli di Beethoven per un recital al Kennedy Center, sono trentasei e seguono il tema di trentasei misure con un andamento armonico che partendo dal re minore si sposta progressivamente per quinte e copre così tutte le dodici scale minori. Le variazioni sono suddivise in gruppi da sei, così descritti dallo stesso compositore: sei cicli, ciascuno dei quali composto da sei stadi in cui diverse relazioni musicali appaiono nell'ordine: semplici eventi, ritmi, melodie, contrappunti, armonie, combinazioni dei precedenti.
Ciascun ciclo incarna un carattere o una qualità emozionale distinta e flessibile che è connessa al corrispondente stadio: le prime sei variazioni fungono da esposizione, in cui il tema viene spostato, invertito, parafrasato e distillato lungo l'intera estensione della tastiera. Una grande varietà dinamica, con precise indicazioni di pedale e di articolazione, caratterizza lo svolgersi: ad esempio nella Variazione 5 il compositore richiede un attacco che consenta di suonare gli accordi in staccato per poi catturare gli armonici con l'uso del pedale.
Il secondo ciclo è dominato dal fattore ritmico, mentre il terzo assume un carattere più lirico e popolare; il quarto lavora su atmosfere virtuosistiche e le variazioni del quinto assumono una forma più libera, per poi lasciare alle ultime sei il compito di riassumere l'intero svolgimento.
Andrea Rebaudengo è nato a Pesaro nel 1972 e ha studiato a Milano. Musicista dall’attività poliedrica, affianca alla carriera solistica un’intensa collaborazione con la cantante Cristina Zavalloni, l’ensemble Sentieri selvaggi diretto da Carlo Boccadoro e numerosi gruppi da camera.
Ha studiato pianoforte con Paolo Bordoni, Lazar Berman, Alexander Lonquich, Andrzej Jasinsky e composizione con Danilo Lorenzini.
Ha vinto il primo premio al Concorso Pianistico Internazionale di Pescara nel 1998, il terzo premio al Concorso “Robert Schumann” di Zwickau nel 2000 e al Premio Venezia 1993.
Ha suonato per le più importanti istituzioni concertistiche italiane, tra cui le Serate Musicali di Milano, l’Unione Musicale di Torino, il Festival di Ravello, gli Amici della musica di Padova, il Festival Trieste Prima. Si è esibito in Russia, Stati Uniti, Turchia, Germania, Spagna, Inghilterra, Belgio, Polonia, Portogallo, Svizzera, Irlanda, Serbia, Uzbekistan ed Emirati Arabi.
Ha suonato come solista con numerose orchestre, tra cui l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Sinfonica di Zwickau, l’Orchestra Filarmonica di Torino e l’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi” di Milano.
Viene spesso invitato in progetti che lo coinvolgono anche come musicista jazz e improvvisatore.
E’ il pianista dell’ensemble Sentieri Selvaggi con il quale si è esibito all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, al Teatro alla Scala di Milano, “Bang-on-a-can Marathon” di New York, Dom di Mosca, Festival MiTo, Festival della Letteratura di Mantova, Musica Insieme di Bologna, Accademia Filarmonica Romana, Biennale di Venezia, presentando spesso prime esecuzioni di autori contemporanei e collaborando con compositori quali Louis Andriessen, Michael Nyman, David Lang, James MacMillan, Mark-Anthony Turnage, Julia Wolfe, Ivan Fedele e Fabio Vacchi.
Suona in duo con Cristina Zavalloni con la quale si è esibito alla Carnegie Hall di New York, al Teatro della Maestranza di Siviglia, al Teatro Rossini di Pesaro, al Festival Ilkhom-XX di Tashkent, al Festival di West Cork, al Festival del Castello di Varsavia, al Festival di Cheltenham, ai Concerti del Quirinale e nei Festival jazz di Berchidda, Roccella Jonica e Parma Frontiere.
Suona in duo con la violista Danusha Waskiewicz, in duo pianistico con Emanuele Arciuli ed è il pianista dell’Ensemble del Teatro Grande di Brescia e dell’Ensemble Kaleido.
Con Klaidi Sahatci e Sandro Laffranchini ha fondato l’Altus Trio, che ha debuttato nel 2010 al Teatro alla Scala di Milano.
Come solista incide per Bottega Discantica (“All’aria aperta”), con Cristina Zavalloni per Egea (“Tilim-bom”), con Sentieri Selvaggi per Cantaloupe Records (“Child”, “ACDC”, “Zingiber”).
Insegna al Conservatorio di Castelfranco Veneto e nel Master di musica contemporanea di Sentieri selvaggi all’Accademia del Suono di Milano.