Il viaggiatore senza bagaglio, del 1937, fu il primo grande successo dell'allora ventisettenne Jean Anouilh (1910-1987), ma in esso si trova già ben sviluppato quello che è uno dei punti fermi della sua produzione: la contrapposizione tra sogno e realtà, volere e dovere, purezza e decadenza; un gioco tra opposti nel quale una vittoria completa non esiste. Anouilh è un pessimista, non ha la minima fiducia nell'umanità e non perde occasione per farlo notare, attraverso un affilato sarcasmo e una non comune capacità di organizzare il gioco teatrale.
Il viaggiatore senza bagaglio è Gaston, un veterano della prima guerra mondiale colpito da un'amnesia. Dopo 18 anni trascorsi in un ospizio è ora reclamato da diverse famiglie, che dicono di riconoscere in lui un qualche parente scomparso. Dopo centinaia di confronti caduti nel vuoto, l'attenzione si è concentrata su alcuni potenziali parenti, tra i quali i ricchi Renaud. Per giungere finalmente a una soluzione, Gaston viene condotto nella loro casa e sottoposto a un faccia a faccia. Incontra così la madre, il fratello e la cognata del disperso 'Jacques', nonché i tre domestici di famiglia. Ma più il confronto prosegue, più a Gaston/Jacques si rivela un passato scomodo: l'uomo che è ora è lontano anni luce dal bambino e dal ragazzo che forse è stato, violento, crudele, dispotico, traditore. La tentazione di cancellare un passato odioso e ricominciare da zero è forte. Intanto, altre famiglie si fanno avanti...