L’irripetibile, straordinaria, coraggiosa stagione
del Neorealismo, l’epoca vivifica e magica che fece
conoscere il cinema italiano in tutto il mondo e ispirò i registi più grandi di ogni continente, sino a Martin Scorsese e Woody Allen, rivive in un film molto bello e appassionato di Carlo Lizzani, Celluloide che, ispirato dall’omonimo libro di Ugo Pirro, uno dei più famosi e apprezzati sceneggiatori italiani (Il giardino dei Finzi Contini, A ciascuno il suo), racconta la difficile e mitica
realizzazione di Roma città aperta, il capolavoro di Rossellini e una delle “massime opere della cinematografia di tutti i tempi”. Insieme al geniale Roberto ci sono De Sica, Fabrizi, Zavattini, Amidei e l’intensa e straziante Anna Magnani.
La pellicola, come il libro, è anche una cronaca storica di quanto accadeva a Roma nei mesi a cavallo tra l’occupazione nazista della città e la liberazione; una biografia di un pezzo della vita di Rossellini un racconto che rievoca episodi, frasi e vicende che Lizzani, con grande senso dell’avventura ispirata alla cronaca, costruisce grazie
a fatti e personaggi penetranti e a tutto tondo.
Forse il suo film più bello e riuscito, chiaro e limpido, metaforico e realistico, partecipe e distaccato insieme, evocando l’improvvisazione geniale che era alla base del Neorealismo.