Venti occhi. 10 teste. Si riconoscono sul loro sempr’eterno, sempr’arrugginito marciapiede. Sotto casa. Non hanno una città, la vivono. In modo parassitario, ma non lo sanno. E per l’esattezza, questo ammasso di case in cui sono nati, si estende orrendo da Adelfia Capurso Casarano Manduria Torre Paese Rione Terra Afragola Filadelfia Sant’Elia Cetraro Verbicaro Maida San Vito sullo Jonio Santa Flavia San Cipirello Castellana Sicula Petralia Soprana Roccamena Partanna Campobello di Mazara eccetera eccetera a: nuova destinazione. Purchè: Si balli. 9 ragazzi, in una città indefinita con stazione e binari annessi, incontrano un marocchino. E nel rondò di sfottimenti, violenza, e tradimenti, si muovono questi avanzi di città, partoriti a muscoli, calcio, karaoke, sangue, e katzelmacher. La trama è facilissima nei fatti, incomprensibile nei motivi che la mandano avanti (e indietro). Storia di motorini, amori, ragazze madri, legnate, bastunate, sogni. Sogni facili. Nelle camerette con poster di neomelodici. Il sud. Il sud che è niente. Che siamo noi. Venti occhi. 10 teste. Attraverso gli occhi di uno straniero. Occhi sporchi di terra straniera. Che hanno paura e fanno paura. Che aspettano ‘o sule e trovano u sangu. E l’amuri. Un amuri diverso come lui. L’amuri che ci rende uguali.