In occasione della manifestazione Donne a Venezia, organizzata dalla Città di Venezia.
«Non avrei mai creduto che una donna fosse capace di scrivere cose simili». È il giudizio di Saint-Saëns dopo l’ascolto di un quartetto della compositrice Mel Bonis nel 1906. La frase sarebbe male accolta oggi: sottende una prevenzione sul «gentil sesso». Ma era ben strano davvero, a quell’epoca, che una donna fosse riuscita a mantenere la sua identità di compositrice. La stessa fatica avevano vissuto Cécile Chaminade e Marie Jaëll. Tutte ebbero come uditorio principale i salotti parigini della Belle Époque, in cui non contava la differenza di genere. Ciascuna percorse una strada diversa. E tutte furono premiate dal successo prima e dimenticate poi. «Musica da salotto», secondo il severo giudizio del XX secolo. Eppure non era soltanto musica d’intrattenimento. E, comunque, che ricchezza culturale in quei salotti.