Sul finire del 1757, compaiono a Venezia - come prima parte di un volume in cui Saverio Bettinelli proponeva esempi poetici di Francesco Algarotti, Carlo Innocenzo Frugoni e suoi stessi –le “Lettere virgiliane”, nelle quali il gesuita mantovano avanzava per bocca di Virgilio severe critiche al poema dantesco, accusato di oscurità lessicale e concettuale. Si tratta di una sorta di “manifesto” della nuova poesia moderna in versi sciolti, da cui scaturisce un’immediata, vivace e talora aspra polemica che coinvolge l’intero mondo intellettuale veneziano e che di lì a pochi mesi indurrà Gasparo Gozzi a contrastare decisamente le tesi bettinelliane con la sua appassionata Difesa di Dante.