“Vorremmo poter capire il presente, riallacciando i fili della memoria.
Vorremmo anche trovare, insieme, un senso alla storia, quella di tutti i giorni, perché dimenticare significa spezzare la crescita di una società che rischia di ripetere gli errori di sempre.”
Come raccontare la guerra a dei ragazzi?
Goffredo Parise nel suo libro “Il ragazzo morto e le comete” (che scrisse all’età di 18 anni) racconta gli anni durante e dopo l’ultima guerra.
Parla di una città di provincia distrutta, di bande di ragazzi che crescono in strada, dei loro sogni, amori, paure.
Ci diverte, con strani personaggi che vivono in solai e cantine insieme a topi e pappagalli. Racconta di Fiore, il suo migliore amico, e di uno strano ragazzo con profondi occhi a mandorla che non avevano riso mai. E poi… Edera, Primerose, la festa sul fiume, e le barche… (lontano, lontano, seguendo quel fiume c’è il mare).
Lo spettacolo, ispirato al libro, vuole mettere idealmente in comunicazione i ragazzi di oggi con quelli di allora, divenuti ormai ricordi, immagini evanescenti, fantasmi.