Compagnia TrentAmicidellArte
La storia si svolge in una piazzetta (campiello) un giorno di carnevale. Pasqua, un po' sorda, ha fretta di maritare la figlia Gnese. per potersi risposare: la vecchia Catte, per la stessa ragione, vorrebbe che sua figlia Lucietta sposasse presto Anzoletto il merciaio; e Orsola, la frittolera, cerca moglie per il suo Zorzetto. Un cavaliere napoletano di passaggio fa intanto la corte alla graziosa e affettatissima Gasparina, nipote del severo Fabrizio. Verso sera le baruffe, le chiacchiere, i giochi si quietano e tutto è sistemato: Gnese sposa Zorzetto, Anzoletto ha dato l'anello a Lucietta, e il cavaliere ha ottenuto la mano, e la dote, di Gasparina'.
Il 19 febbraio 1756 il Campiello di Goldoni concluse con straordinario successo la stagione di carnevale del Teatro San Luca. Un successo che da allora non è mai mancato ogni volta che è stato ripreso. Nell'Ottocento restò nel repertorio di tutte le maggiori Compagnie, nonostante fosse una commedia corale, senza veri protagonisti. Ricordandola nelle sue “Memories” Goldoni scrisse con giustificatissimo orgoglio che 'tutto era preso dal popolino, ma tutto era di una verità che ognuno conosceva, e i grandi come i piccini ne furono contenti'. Infatti, mai prima di allora Goldoni era riuscito a fare di un ambiente, un campiello, il protagonista assoluto di una commedia. La sua atmosfera, i suoi colori, le architetture delle case che lo circondano, creano un'aria magica e incantata dalla quale i personaggi traggono luce e vita
Un campiello vero quanto la vita, che permette a Goldoni di rappresentare con la stessa immediatezza e freschezza d'osservazione i personaggi che lo popolano: tutti di estrazione umilissima, che vivono la loro condizione con dignità e consapevolezza. Qui trionfa la simpatia ed il concetto armonioso della vita associativa, con una visione gioiosa della vita di tutti i giorni. La poesia di Goldoni è scandita non tanto dalle situazioni essenziali e semplicissime in cui i personaggi sono coinvolti, quanto dal loro dialogo, che è un condensato di ciacole e di baruffe. Il linguaggio, inventato da un Goldoni in stato di grazia, è di una mirabile consonanza espressiva, in grado di trovare una sintesi irripetibile tra parola e canto.