L’incontro aggiunge un nuovo tassello per la soluzione del cosiddetto rebus di Caravaggio, per definire cioè l’attribuzione del “San Francesco che riceve le stigmate” di proprietà dei Musei Civici di Udine.
Le recenti indagini – storiche e diagnostiche – condotte nella primavera del 2014 sul quadro, già considerato lavoro autografo di Michelangelo Merisi da Caravaggio, suggeriscono nuovi elementi di riflessione per meglio comprenderne la genesi, riprendendo il dibattito sulla riproduzione degli originali di Caravaggio e sulla possibilità che alcune repliche siano in realtà degli autografi parziali di mano dello stesso maestro.
Conservato per decenni nella chiesa di San Giacomo di Fagagna (Ud), il “San Francesco” fu trasferito alla collezione permanente della Pinacoteca di Udine ai primi del Novecento. Alla luce dei recenti studi si può probabilmente definire come la miglior copia esistente dell'originale conservato al Wadsworth Atheneum di Hartford, negli Stati Uniti (in questi giorni esposto a Vicenza alla mostra sui Notturni di Marco Goldin).
La vicenda straordinaria e complessa di questo dipinto sarà raccontata da Linda Borean, docente di Storia dell'arte moderna all’Università di Udine, dove dirige la Scuola di specializzazione in storia dell’arte.
Una storia che coinvolge l’abate friulano Ruggero Tritonio e il banchiere ligure Ottavio Costa all’alba del Seicento a Roma. Costa aveva manifestato il suo interesse per Caravaggio in anticipo rispetto all’unanime riconoscimento pubblico, acquistando subito il “San Francesco che riceve le stigmate”.
Nel 1606, gravemente malato, il banchiere fa testamento e stabilisce di lasciare all’amico Tritonio il dipinto di Caravaggio. Una volta guarito dalla malattia però, Costa avrebbe cambiato disposizioni, decidendo di omaggiare ugualmente l’abate friulano con una copia ‘conforme’ del dipinto, identica cioè per iconografia e dimensioni all’originale ed eseguita tra 1606 e 1607 con l’autorizzazione del proprietario. Quella che per decenni sarebbe poi rimasta nella chiesa di Fagagna.