Les Chevaliers de la Table ronde è la prima delle grandi operette di Hervé, che con essa inaugura la serie dei suoi quattro capolavori (seguiranno L’OEil crevé, Chilpéric e Le Petit Faust). Più che raccontare le note vicende di Merlino o Lancillotto, l’operetta mette in scena un mondo immaginario ricco di riferimenti a un Medioevo incantato.
La generosa presenza di una quantità di personaggi secondari (tra cui quattro cavalieri di carattere grottesco) permette a Hervé di creare uno spettacolo ambizioso, tale da rivaleggiare con certi allestimenti dell’Opéra-Comique di allora.
Vi si possono individuare i quattro elementi fondamentali del comico in musica: la parodia (dei generi «seri» o della musica straniera), l’energia ritmica, un virtuosismo non convenzionale e la melodia popolare. L’azione – spostata ai tempi cavallereschi di un periodo della storia francese che l’Ottocento venerava – lascia uno spazio particolare alle dame: Melusina, Totoche e Angelica si contendono il primato, mettendo in caricatura quei tratti che si presumono tipicamente femminili e che sono l’amore, la gelosia, la cupidigia e la sensualità. Dal canto loro, Rodomonte, Rinaldo e Merlino danno un’idea alquanto annacquata del coraggio cavalleresco…
Direttore: Christophe Grapperon
Regia, scene e costumi: Pierre-André Weitz
prima rappresentazione italiana
Il duca Rodomonte | Damien Bigourdan;
Sacripante, siniscalco | Antoine Philippot;
Il mago Merlino | Arnaud Marzorati;
Medoro, giovane menestrello | Mathias Vidal;
La duchessa Totoche | Ingrid Perruche;
Angelica, figlia di Rodomonte | Lara Neumann;
La maga Melusina | Chantal Santon Jeffery;
Fleur-de-Neige | Clémentine Bourgoin;
Orlando, cavaliere errante | Rémy Mathieu;
Amadigi di Gaula | David Ghilardi;
Lancillotto del Lago | Théophile Alexandre;
Rinaldo di Montalbano | Jérémie Delvert;
Ogier il danese | Pierre Lebon;
Luci: Bertrand Killy.