Il protagonista della commedia di Molière è il prototipo del seduttore senza scrupoli, che fa dell’inganno ai danni delle donne da lui disonorate un vero e proprio vanto, non si cura delle classi sociali e dei ruoli precostituiti ed è spinto da un desiderio di conquista inesauribile e mai sopito.
Alessandro Preziosi raccoglie la sfida di mettere in scena uno degli archetipi letterari della cultura occidentale: il “suo” Don Giovanni nasce con l’obiettivo di accendere nella fantasia degli spettatori il piacere dei sensi e la curiosità dell’intelletto, creando un ambiente spettacolare caleidoscopico e camaleontico, al confine tra teatro barocco e opera moderna.
Un nuovo adattamento di un classico che risulta ancora oggi molto attuale, in considerazione del dilagante relativismo della nostra società in cui impera l’immagine fine a se stessa e si continua a riscontrare il totale sgretolamento dei valori.
Alessandro Preziosi mette in scena Don Giovanni di Molière. Traduzione e adattamento di Tommaso Mattei, regia di Alessandro Preziosi con Nando Paone nel ruolo di Sganarello
Khora.
In una società che sembra implorare la finzione per raggiungere la felicità convivendo nella costante messa in scena di sentimenti ed emozioni, il Don Giovanni di Molière smaschera questo paradigma di ipocriti comportamenti, di attitudini sociali figlie di una borghesia stantia e decadente, divenendo il maestro inimitabile della mimesi. Don Giovanni accumula su di sé, come una cavia, l'ipocrisia del mondo e diviene consapevole vittima sacrificale della società. In sostanza, il personaggio letterario che attraverso questo sacrificio continua ad essere mito dell'individualismo moderno, finisce per immolarsi rifiutando la misericordia divina e per questo rimanendo mito del ventunesimo secolo. Non resta che sperare che questa spettacolarizzazione dei vizi dell'anima crei nel pubblico, indispensabile per il nostro Don Giovanni, un contraccolpo di reale riflessione sul senso e il mistero della vita: la salvezza dello spirito è radicalmente legata alla nostra autenticità. (Alessandro Preziosi)