conferenze e convegni
Syusy Blady per la mostra di Francesca Montinaro

Conversazione con Syusy Blady in occasione della mostra di Francesca Montinaro 'I am a monster: ritratto continuo mod. 3.375.020.000'. La mostra rimane aperta fino al 15 ottobre.

La Conversation è l'occasione per approfondire il significato del titolo 'I am a monste', la nuova esposizione del progetto video installativo ciclico Ritratto continuo mod. 3.375.020.000, iniziato due anni fa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

Intervengono:

Silvia Burini; Giacinto Di Pietrantonio e Syusy Blady La nuova mostra 'I am a monster: ritratto continuo mod. 3.375.020.000' di Francesca Montinaro sviluppa il progetto ciclico che ha preso avvio nel 20XX alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma con l'obiettivo di evidenziare la realtà femminile, sottolineando gli aspetti che la costituiscono come un monstrum, un prodigio. Si tratta di un’opera in progress, scandita su sei schermi in cui si assiste a una ierofania interminabile di donne che, in modalità diverse, mettono in scena le loro parti simbolicamente più forti: il volto, il corpo, il pensiero. L’opera vede coinvolte 450 donne, ma include idealmente una totalità mondiale.

Nel titolo dell'esposizione compaiono due termini, ‘ritratto’ e ‘mostro’, su cui vorrei soffermarmi. Ritratto continuo è un titolo quasi paradossale, ma che illustra molto bene il nucleo del progetto: il ritratto oscilla continuamente sul limite tra la duplicazione artistica e il riflesso mistico della realtà, perciò è un oggetto per sua natura mitogeno. In questo caso l’alternanza di mobilità e immobilità – è un ritratto che fissa l’attimo ma è anche continuo – genera una forte intensità di significato. Il ritratto, per la natura del suo genere, è come se fosse predisposto per incarnare l’essenza stessa dell’individuo. Secondo Jurij Lotman il ritratto è il genere di pittura più filosofico e si trova al punto d’intersezione tra possibilità diverse di rivelare l’essenza dell’uomo: non è, quindi, solamente il documento che ci presenta l’aspetto esteriore di un viso anziché di un altro, ma anche, in qualche modo, l’impronta della vita culturale di un’epoca e della personalità del suo creatore. Il ritratto è pertanto un particolare detonatore dell’arte di un'epoca perché trasporta il segno nello spazio dell’esplosione e dell’imprevedibilità, che diviene il punto di partenza per un ulteriore movimento. Ritratto continuo può essere visto, in questa prospettiva, come una serie polisemantica di significato.

In questa particolare fase, quella della mostra che abbiamo pensato per CFZ, abbiamo voluto sottolineare con un titolo ulteriore un segmento del progetto complessivo, introducendo una nuova categoria: il mostro. In latino monstrum rientra nel campo della fantasmagoria, del resto per i greci il termine fantasia (dal verbo phainomai) indicava l'immagine e l'immaginazione, ma anche la rappresentazione: vuole dire portare alla luce, rivelare, presentare all’occhio e allo spirito ciò che altrimenti sarebbe celato. Come suggerisce l’etimologia, monstrum viene da monere, avvertire, mettere in guardia, ma monere significa anche conservare la traccia, il ricordo; in altre parole: tenere la memoria. Da monere deriva infatti anche monumentum. In effetti il legame tra mostro e monumento è molto forte. Le Light boxes che guardano la videoinstallazione sono come statue che è necessario conservare, ma da cui bisogna anche guardarsi. Il gioco di sguardi è un altro punto fondamentale dell’installazione: chi guarda viene guardato in un continuo scambio di punti di vista.

Le immagini sono sempre una forma di rivelazione di quello che celiamo, che forse doveva rimanere nascosto e che, invece, viene rivelato. Le donne che appaiono nei video sono lontanissime dall’idea di un corpo o di un volto mirabile. In questo senso sono “fenomeni” che si mostrano e che spezzano la ripetizione di morfologie regolari, sono apparizioni che si impongono e occupano il nostro immaginario. Possono, in modi sempre differenti, ammonire, indicare, farci ricordare, disturbarci; assumono un aspetto che è, insieme, razionale e fantastico. Per usare un’espressione di Jean Clear, potremmo vedere i ritratti di queste donne come avatar dei mostri del passato, in cui il mostruoso e il favoloso si intrecciano in modo inesplicabile.

dettagli
Biglietto: ingresso libero
quando
DoLuMaMeGiVeSa
Orario: (scegli la data)
dove
CFZ Cultural Flow Zone - Ca' Foscari Zattere
Zattere, Dorsoduro 1392 - 30123 Venezia
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