Fotografie di Thibaut de Wurstemberger
Daguerre si mette immediatamente alla prova riproducendo un bassorilievo e Talbot si misura a sua volta con il volume, con il busto di Patroclo. Sa che la fotografia, nel suo primo stadio, è incapace di captare i valori cromatici della pittura, ma che la scultura non pone ostacolo alcuno. Al contrario, essa si accontenta dei contrasti di luce e d’ombra e li restituisce di fronte e di profilo.
Thibaut de Wurstemberger ne dà un’affascinante dimostrazione. Le sue immagini valgono la presenza reale e investono con forza e quasi con violenza ciò che un primo sguardo non sempre discerne. Sia con Antoine Bourdelle e con Auguste Rodin, che con gli Houdon, Pradier, Arcis e Falguière del Musée des Augustins di Tolosa, la sua galleria confonde per la sua energia rigorosa, la densità, l’evidenza.
E si rimane stupefatti davanti alle figure di Mario Ceconi di Montececon, generalmente ignote, e ancor di più scoprendo la straordinaria Santa Cecilia di Stefano Maderno, che ha riprodotto fedelmente la posizione del corpo rinvenuto durante gli scavi di Trastevere. È un capolavoro di marmo traslucido che il fotografo traduce splendidamente. Thibaut de Wurstemberger è affascinato dai visi, ma in quest’opera ci rimette un corpo. Sarei tentato di dire: liberandolo.
Charles-Henri Favrod
Ritratti
Affascinato dalla bellezza particolare che scaturisce da ogni volto e intimamente persuaso che ognuno sia un modo di accedere a ciò che si rivela più reale di ciò che l’occhio percepisce, Thibaut de Wurstemberger li fotografa in un ambiente semplice e familiare.
Questa galleria di ritratti viene accompagnata da pensieri sui momenti di grazia che ci vengono regalati quando prendiamo tempo per accogliere e contemplare l’altro