Qualcuno ha detto che l’arte è per la società quello che il sogno è per lo psicanalista. Se è vero, massimamente il teatro è chiamato ad assolvere la funzione di osservatorio privilegiato su quanto avviene e si consuma nel nostro vivere quotidiano e sociale.
Questa Nave crede in quest’osservatorio. E crede nella sua peculiarità di essere luogo che possa contribuire a stimolare lo spirito di osservazione, il gusto dell’analisi, il desiderio del confronto. Così come è convinta che una Compagnia teatrale che voglia portare il suo lavoro al di fuori del proprio porto, debba prima di tutto conoscere il proprio Territorio e radicarsi in esso. E’ questo il lavoro che da sempre Questa Nave ha svolto a Marghera a livello produttivo, organizzativo e formativo.
Marghera è un quartiere della terraferma di Venezia, ideato e costruito alla fine degli anni Venti parallelamente al sorgere della zona industriale oggi tristemente nota, ma allora avamposto di uno sviluppo industriale all’avanguardia.
La Compagnia Questa Nave viene fondata a Venezia nel 1989 da Francesca D’Este e Antonino Varvarà; ma già l’anno dopo sceglie di trasferirsi definitivamente a Marghera. Misurandosi con il teatro contemporaneo, e non di tradizione, Questa Nave sente che il Quartiere delle mille fabbriche può essere la sede più naturale per l’impegno che intende assumersi: aprire la porta a quella nuova drammaturgia e a quei nuovi gruppi che nei primi anni Novanta faticano a entrare in una Venezia troppo ripiegata sul suo illustre passato.
La Compagnia prende in affitto una sala – già nel 1968 sede di Potere Operaio – e la trasforma in un teatro di 50 posti dotato di tutte le strutture tecniche, il Teatrino di Via Pasini, che per quasi 10 anni rappresenterà l’unico teatro funzionante a Marghera.
E’ in questa sede che viene proposta una delle prime rassegne della provincia di Venezia esplicitamente dedicata al teatro contemporaneo, Nuovi Luoghi. Ed è in questa sede che nasce il primo spettacolo di Questa Nave, In fondo in fondo il cielo, scritto e diretto da Antonino Varvarà (autore di gran parte delle produzioni della Compagnia), il quale indirizza subito il Gruppo verso un teatro di poesia che indaghi nella memoria del singolo e della collettività.
L’ottima intesa con l’Amministrazione Comunale e con il Quartiere porta nel 1997 Questa Nave a dare vita alla prima Stagione di Teatro Contemporaneo presso il Teatro Aurora, uno spazio di Marghera di oltre 300 posti (dopo anni di traversie finalmente ristrutturato), che nel 2005 il Comune di Venezia affiderà in completa gestione alla Compagnia.
E mentre a livello produttivo Questa Nave si apre alla collaborazione con altri registi, il Teatro Aurora diventa un prezioso strumento per ospitare ogni anno nella Stagione di Teatro Contemporaneo molte compagnie giovani e molti artisti che hanno fatto la storia del teatro ma mai approdati prima d’ora in un teatro veneziano (Ascanio Celestini, Pippo Delbono, Danio Manfredini, Emma Dante, Serena Sinigaglia).
Il pubblico conforta le scelte organizzative dell’Associazione, passando da una media di 50 spettatori a serata nel primo anno di rassegna all’ attuale presenza di circa 200 spettatori (di cui circa il 30% proveniente dai comuni limitrofi).
Un pubblico presso il quale Questa Nave cerca di contribuire a diffondere la cultura della distinzione tra sostanza e apparenza.
E’ questa cultura che Questa Nave ha sposato fin dagli esordi e che continua a sostenere nei lavori più recenti: Curva Sud e Mare Mio (scritti e diretti da Antonino Varvarà), e Flatlandia e Lucia nel bosco con quelle cose lì (ispirati ai racconti rispettivamente di Abbott e di Handke e adattati per la scena da Francesca D’Este, con la partecipazione di Silvia Gribaudi e Simonetta Dadamo).
Ed è in questa cultura che i componenti della Compagnia si ritrovano tutte le volte che la memoria – linfa ed essenza stessa del teatro – fa loro visita per rammentare ciò che noi uomini siamo, ciò che vorremmo essere, ciò che dobbiamo aspirare a diventare.