A Pierluca Donin, presidente di Arteven, il compito di illustrare le novità della stagione di prosa, partendo da una premessa di fondo: la rivendicazione di un ruolo sempre 'attivo' nella scelta degli spettacoli, ben oltre una pratica, altrove consolidata, di trattativa 'sulla carta' fondata su credenziali e incastri logistici; con la consuetudine, in questo, di condividere alcuni 'azzardi' direttamente col pubblico. Tra questi, va segnalata senz'altro la rilettura shakespeariana di Valter Malosti, uno spettacolo fortemente innovativo e di grandi ambizioni. Fra le 'certezze', pur all'interno di un percorso evolutivo segnato da scarti e repentine evoluzioni, ecco il nuovo spettacolo di Marco Paolini, che si preannuncia molto elaborato e stratificato; quindi, svariando in un campo di suggestioni decisamente 'insolito', un classico come La bisbetica domata, fatta però in lingua veneta, con Natalino Balasso. Spicca poi la presenza di Filippo Timi, contattato ben prima del suo successo come 'Mussolini' televisivo, quindi a condizioni molto favorevoli; e assume un rilievo particolare l'intervento di Luca Zingaretti, impegnato in una lettura scenica di Tomasi di Lampedusa, in un allestimento essenziale ma arditamente evocativo della 'parola' di un gigante del '900. Val la pena ricordare lo spettacolo più divertente dell'anno, ad opera del felice connubio fra Maurizio Michieli e Tullio Solenghi; e, accanto all''impresa' di Luisa Ranieri alle prese col fantasma ingombrante di Sofia Loren nello stesso ruolo in L'oro di Napoli, l'apertura 'classica 'di Leo Gullotta che affronta Pirandello, l'esperimento magistrale de Il vangelo secondo Pilato con Glauco Mauri, destinato a creare un fortissimo senso di empatia col pubblico nel mettere eccentricamente a fuoco il punto di vista di Pilato. Per finire, l'ospitalità a Nekrošius, con la magia del testo in lituano con sottotitoli, pensato per un fine settimana fruibile da tutti, senza l'incognita del 'risveglio' lavorativo (lo spettacolo è una maratona di 5 ore)