DÉTOURNEMENT VENISE

Détournement Venise, il percorso en plein air d’arte contemporanea tra spazi pubblici e privati della città di Venezia, ideato da Elisabeth Sarah Gluckstein, inaugurerà la sua seconda edizione il prossimo 28 e 29 maggio con l’apertura di tre scenari inediti: l’Isola della Certosa, i giardini di Palazzo Soranzo Cappello e di Palazzo Gradenigo e l’Università Ca’Foscari. Ciascuno di questi luoghi ospiterà installazioni d’arte contemporanea accuratamente ambientate con il proposito, comune a tutte le iniziative di Détournement, di mettere in relazione luoghi storici di Venezia e linguaggi dell’arte di oggi.

Chi segue Détournement, vive con maggiore consapevolezza il proprio rapporto con lo spazio urbano concretizzando così una pratica di convivenza urbana. Détournement funge da strumento di cui servirsi per scoprire la città, per procedere in essa, sempre consapevoli delle sue qualità essenziali come la discontinuità, l’incompiutezza, l’imperfezione che costituiscono la sua poetica particolare in sintonia con l’epoca in cui viviamo: quella del frammento. Nel disegno di Détournement i palazzi, le calli, le fondamenta, i campi valgono nel loro insieme, nella loro esistenza edificata su una palafitta subacquea, nella loro formazione a sestrieri che gli artisti interpretano scrupolosamente nel loro itinerario veneziano. C’è Venezia città leggera, aerea, acquatica. Consapevole che Venezia è la città più città che esista, come ce lo insegna lo storico illuminato Sergio Bettini, una città costruita da uomini, fatta di pietra su pietra ed eretta su una fitta foresta sommersa in laguna che reggerà la vita urbana anche in futuro. Spesso bisogna partire dal disincanto. E allora Détournement racconta anche la città invisibile, la sua vera natura, le fondamenta sepolte ma solide, lo spazio vissuto dall’uomo, l’impresa faticosa di salvaguardare questa città con saperi contemporanei al di là del mito che hanno generato tutti coloro che non la abitano ma la visitano rarissime volte all’anno oppure la amano da lontano.

Il risultato dimostra che l’arte non è un’attività superiore, oppure un solipsismo compensatore, ma piuttosto una pratica radicata e generata nel contesto socio-urbano; un contesto in cui il paradigma trasversale formato dal collegamento di questi luoghi diventa una mappa della mente che si sovrappone alle eccelse testimonianze cartografiche nell'arco dei secoli da Jacopo de Barbari, Paolo Forlani a Vincenco Coronelli, da G.A.Sasso a Bernardo e Gaetano Combatti. In riferimento alla dialettica tra opera e sito Détournement accende il dibattito inerente all’ autenticità dell’opera d’arte che Walter Benjamin definisce « aura». L’opera originale possiede una «aura» che la copia non ha. L’originale si trova in un luogo specifico, viene contestualizzato e s’iscrive nella storia come oggetto singolare. Potrei citare alcuni esempi che affermano il contrario, opere che hanno cambiato sito più volte sia nel contesto di Détournement che altrove e come di conseguenza il luogo ha rinforzato il fenomeno dell’originalità. Détournement ci riporta alla riflessione di Boris Groys sulla topologia dell’arte contemporanea e del suo nesso assoluto con il presente. Tutte le installazioni posizionate ad hoc diventano originali: i loro siti devono essere attendibili per visitare l’opera e la circolazione dell’opera in svariati contesti fa di una copia una serie di originali. Qui si tratta di rovesciare i ricordi culturali, di inventare nuove situazioni, di acquisire coscienza della qualità figurale dei luoghi e del loro potere sulla nostra immaginazione. Détournement Venise evoca queste dinamiche socio-simboliche insite nei convenzionali rapporti di fruizione dello spazio, facendo dell’arte uno strumento utile a scardinare percezioni consolidate e pigri nozionismi, riallacciandosi così alla metodologia ed allo spirito della brillante esperienza intellettuale del situazionismo francese, che ha stimolato un ripensamento della cartografia tradizionale dal Cinquecento ai nostri giorni.

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