Tilda Swinton, la cinquantatreenne attrice scozzese – alla quale la Casa del Cinema dedica una breve ma significativa rassegna di sei film – deve la sua notorietà a Derek Jarman, dal quale fu scoperta nel 1985.
Fino a quel momento vantava solo delle esperienze a teatro. Con Jarman, di cui fu grandissima amica, visse in prima persona tutte le vicissitudini di un cinema vivo e pungente, trasgressivo e schietto, anche perché a basso costo e quindi
indipendente. Fu dunque protagonista di tutti i film del regista inglese che piano piano si affermarono un po’
dovunque. Le soddisfazioni non si fecero attendere e già il
suo primo film, 'Caravaggio' (1986), molto dovette
alla sua presenza nel ruolo della prostituta Lena. La consacrazione ufficiale avvenne però nel 1991, quando vinse a Venezia la Coppa Volpi per l’interpretazione della regina Isabella in 'Edoardo II'. In seguito, mentre continuò il sodalizio con Jarman (da Wittgenstein fino a Blue, in cui è una delle voci fuori campo) fino alla sua scomparsa
nel 1994, fu fondamentale il ruolo da protagonista nel 1992 di un film diretto dalla regista Sally
Potter: 'Orlando', tratto dal celebre quanto intrigante romanzo di Virginia Woolf, che chiama in causa la fluidità del genere sessuale nonché il tema del “doppio”. Tilda – capelli rossi, carnagione lattea, occhi penetranti, corpo flessuoso – fu la scelta ideale per rappresentare un essere androgino, che si reincarna più volte nel corso di quattro
secoli, passando con una certa disinvoltura da
uomo a donna e viceversa. Da allora Tilda Swinton si è resa protagonista di film raffinati e particolari, in cui spesso interpreta personaggi eccentrici.
Negli anni successivi si è imposta definitivamente nel cinema mainstream europeo e, sulla scia di
tanti attori britannici, in quello hollywoodiano.
Basti ricordare 'Michael Clayton' (2007, che le valse
l’Oscar come migliore attrice non protagonista
nel ruolo di una spietata, perfida avvocatessa.
Il suo fascino del tutto particolare
l’ha fatta diventare una delle protagoniste del
panorama artistico contemporaneo. Così, spazia
dalla pubblicità alle sfilate di moda fino ad eleganti,
curiose performance artistiche. È Il caso di 'The Maybe' (Il Forse) – finora vista a Londra, Roma e New York – ideata dall’artista inglese Cornelia Parker, in cui Tilda è esposta, quasi una novella Bella addormentata, su un materasso per otto ore di seguito dentro una teca di vetro.