Arrivano ora due donne di vita alla Ca’ d’Oro.
La casa è sontuosa; voluta, arredata, abitata da un ricco capriccioso.
Ogni piacere e ogni licenza gli sono consentiti. Ha molto osato e ha consacrato il suo piacere nell’icona di una sofferenza che appare martirio ed è godimento: il San Sebastiano trafitto da innumerevoli frecce accolte con una smorfia che sarebbe stato impossibile concepire a Von Gloeden nell’esibizione dei suoi modelli atteggiati a idoli pagani o a martiri cristiani. Teatro, messa in scena, in consonanza con il gusto di Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro e negli stessi anni. Ma altra cosa è l’arte sublime di Mantegna, trovare nella grande pittura ciò che Von Gloeden trovava nelle campagne intorno a Taormina, a Naxos, a Giarre, a Roccalumera, Mantegna aveva già sentito ed espresso tutto, anche i deliri omosessuali, il piacere che viene dal dolore, i turbamenti e le perversioni. Illeciti? Peccaminosi? eppure connaturati all’erotismo, nella libertà di ogni trasgressione.