La mostra inaugurale presenta opere dalla collezione Prada, progetti di collaborazioni future e naturalmente i modelli per la nuova sede della Fondazione a Milano. Le novità sono parecchie: da Thomas Demand che dialoga con materiali dei Musei Civici veneziani ai “ponti” interculturali: l’uno imbastito da Jean-Paul Engelen – direttore del Public Art Programs dell’Arabic Museum of Modern Art di Doha – fra un reperto del Museum of Islamic Art e il lavoro di Buthayna Ali; l’altro affidato all’Hermitage di San Pietroburgo, accostando ceramiche del XVIII secolo con Fait d’Hiver di Jeff Koons. Nicholas Cullinan, curatore alla Tate Modern, si è occupato d’interpretare quella parte della notevole collezione che concerne l’arte italiana dal 1952 al 1964; Carsten Höller presenta una pubblicazione relativa al suo The Double Club londinese; Marco Giusti propone un parallelo tra i film di Todd Solondz e le videoanimazioni di Nathalie Djurberg.