Architetture di cartone disegnano orizzonti che rievocano skyline di metropoli, agglomerati di baracche fatiscenti o luoghi immaginari, residui deserti di una società post-umana: è questa la cornice di 'I WILL SURVIVE', il visionario lavoro dei milanesi Garten, in scena al Teatro Aurora di Marghera per la Stagione di Teatro Contemporaneo 2011-2012.
Diretta da Giorgia Maretta e Andrea Cavallari e realizzata con la collaborazione di Andrea Rimoldi, Beatrice Sarosiek, Massimo Trombetta e Silvia Cantoni, la performance si svolge in una scena costruita con materiali di riciclo e colma di scatole di cartone: creando sempre diverse strutture in movimento, componendo l'uno sull'altro volumi destinati a crollare, in uno scenario in continua evoluzione verso un nuovo equilibrio e una nuova stabilità. Insieme ai performer Andrea Rimoldi, Beatrice Sarosiek e Andrea Cavallari che si muovono invisibili sulla scena, la colonna sonora del miranese Paolo Calzavara Pax costruisce un unico fluire; Pax, dalla regia, produce in diretta i suoi live electronics: una rarità nel panorama della danza e del teatro, dove vengono normalmente utilizzate basi pre-registrate su cd. Lo spettacolo è co-prodotto da Danae Festival - Progetto Ares, ed è finalista del Premio Mondo 2010 e del Premio Vertigine 2010.
Gruppo di ricerca in ambito performativo, Garten nasce a Milano nel 2009 dalla collaborazione fra Giorgia Maretta, coreografa e performer, e Andrea Cavallari, regista e video maker. Con 'I WILL SURVIVE', primo progetto del gruppo, Garten avvia un percorso di indagine sull’ambiente urbano e le sue trasformazioni. 'I WILL SURVIVE è una riflessione sui motivi dell'instabilità, del disequilibrio e del collasso - spiegano Maretta e Cavallari -, sul luogo di confine come territorio di biodiversità'. Il mondo che verrà è destinato alla deriva? E come suggerisce il titolo, sopravviveremo? La compagnia si è ispirata al Manifesto del Terzo Paesaggio di Gilles Cleément: 'Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità. Ovunque, altrove, questa è schiacciata'.