Il 12 ottobre si restituisce alla città dopo un lungo e paziente restauro, curato dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare, diretto da Giovanna Damiani, il dipinto di Tiziano Davide e Golia. Dopo l’esposizione a Palazzo Grimani, l’opera, di proprietà ecclesiastica, restaurata a spese del Seminario Patriarcale, sarà ricollocata sul soffitto della sacrestia maggiore della basilica della Salute da dove proviene. Come tutti i veneziani ricordano il 29 agosto 2010 un incendio, sviluppatosi sul lato ovest della copertura del corpo monumentale del Seminario Patriarcale, corrispondente al collegamento con la basilica di Santa Maria della Salute, mise in grave pericolo la chiesa e le opere in essa contenute. Solo il pronto intervento dei Vigili del Fuoco sventò il peggio, ma sul dipinto di Tiziano confluirono gli oltre cinquecento litri d’acqua, per fortuna dolce, che erano serviti a domare l’incendio. La tela, fragile e ritenuta in precario stato di conservazione sin dalle fonti ottocentesche, aveva subito un restauro conservativo nel 1990, diretto da Giovanna Nepi Scirè, in occasione della Mostra di Tiziano a Palazzo Ducale, che aveva alleggerito le ridipinture e ristabilito l'adesione della pellicola pittorica.
L’evento, eccezionale per gravità e per le conseguenze su tutte le componenti dell'opera, ha richiesto scelte altrettanto straordinarie, di altrettanta singolarità, come l'abbassamento a terra del dipinto con lo stesso trabatello montato per la verifica preliminare della pellicola pittorica, possibile solo grazie alla collaborazione del corpo dei VVFF, il trasporto al laboratorio della Misericordia della tela “semi rullata”, la costruzione di un telaio e l’uso di materiali non convenzionali per la foderatura, una metodologia complessa per la riadesione della pellicola pittorica, la scelta di eliminare le vecchie ridipinture non solo alterate, ma ormai “tutt’uno” con i materiali della precedente foderatura, portati in superficie dal percolamento dell'acqua usata per spegnere l'incendio. Di ciascuna di queste scelte, maturate all'interno di un confronto tra professionalità diverse, della nostra sfida per riuscire a restituire leggibilità ad un testo tizianesco irrimediabilmente compromesso, darà conto giovedì 11 alle ore 17.30, durante la presentazione del restauro, il gruppo di lavoro coordinato da Fiorella Spadavecchia. La mostra è un’occasione unica per vedere da vicino l’opera, ammirare il testo tizianesco, le pennellate lunghe, ben visibili da distanza ravvicinata, i pentimenti, l'uso di una tavolozza limitata, “con il colore steso direttamente sugli strati preparatori con o senza imprimitura colorata”.
Il dipinto fu realizzato da Tiziano per la chiesa di Santo Spirito in Isola entro il 1544.
Oltre al Davide e Golia erano collocati sul soffitto della chiesa Il sacrificio di Abramo, Caino e Abele ed otto tondi con i Dottori della chiesa e gli Evangelisti.
Nel 1656 l’ordine dei canonici agostiniani di Santo Spirito fu soppresso e l’opera, insieme ad altre del convento e della stessa chiesa, fu trasferita a Santa Maria della Salute, fabbrica che proprio in quegli anni si andava concludendo. Le tre tele furono alloggiate sul soffitto della sacrestia del tempio votivo, rispettando la cronologia biblica, gli otto tondi invece trovarono posto prima nella volta del presbiterio, dietro l’altar maggiore (Zanetti, 1733), dopo la mostra di Tiziano del ’35 furono distribuiti sulle pareti dell’altare della sacrestia ai lati del San Marco e Santi. A seguito dei lavori di restauro 2011, pur senza alcun intento ricostruttivo, Dottori ed Evangelisti sono stati riportati sul soffitto della sacrestia, ritenendo più corretta la lettura delle opere di sotto in su e da distanza non ravvicinata, posizione per cui, per altro, erano state realizzate.
La commissione dei dipinti era stata affidata nel 1541 dagli agostiniani di Santo Spirito a Giorgio Vasari, partito il pittore da Venezia nel 1542, l’incarico passò a Tiziano. I disegni che il Vasari aveva prodotto per la committenza, gli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te, stampe di derivazione michelangiolesca, ma più ancora la grafica del Pordenone e i suoi affreschi con storie del Vecchio e Nuovo Testamento per il chiostro di Santo Stefano, sono stati individuati (Valcanover,1981) come fonti di ispirazione del cadorino che, già prima del viaggio a Roma del 1545, si dimostra aggiornato e padrone del linguaggio della cultura artistica dell’Italia centrale.
Nel Davide e Golia, il pittore propone Davide in atto di rendere grazie a Dio per la vittoria sullo sfidante:il gigante Golia. Il pathos della scena è affidata al volto terreo del filisteo, al contrasto tra il corpo enorme, esanime del gigante, a terra, con la vitalità del pastore, ancora ragazzo, che, con un dinamico movimento delle braccia congiunge le mani verso il cielo, verso la luce che squarcia le nubi.
Il testo biblico è contenuto in 1 Samuele 17.