Storie di uomini e cose, storie brevi e succose che forse vogliono dire qualcosa ma se anche non dicono niente va bene lo stesso. Storie ironiche, assurde o malinconiche, hanno tutte in comune la volatilità: passano per una bocca aperta viaggiando su una voce non particolarmente alta per arrivare a tutti quegli orecchi che non son troppo cresciuti, non sono maturati. I suoni delle parole, poi, son dilatati da altri suoni, suoni musicali, ma neanche questi son seri, sono suoni nati ieri: è musica imberbe, non musica noiosa. Le immagini forse si potranno “immaginare”, o forse anche vedere dipenderà da loro, saranno in una parola: libere di apparire. Quindi chi si sente virgulto, bocciolo, fruttino, bambino, è bene accolto.