Un muro dinanzi agli occhi, un balcone fatiscente, un palazzo vecchio.
Vivere in una calle di Venezia è un’esperienza unica al mondo.
Il muro davanti la racconta con gli occhi del protagonista, solo alla finestra.
Il muro si trasforma in una sorta di confessionale, nel quale il protagonista si lascia andare.
I muri sembrano parlare, tutto ciò che accade in una calle stretta di Venezia si sente e si controlla.
È un mondo a sé, si muovono sempre e solo gli stessi personaggi.
I rumori esterni paiono amplificati. Le campane della chiesa suonano ogni mezz’ora, nello scandire inesorabilmente il tempo si trasformano in ossessione assordante, come può esserlo l'abbaiare dei cani della vicina, o il semplice rumore di passi.
La solitudine in fondo la fa da padrona, e Venezia inesorabilmente è abitata sempre meno da veneziani.
Ciascuno nella propria calle ha una compagnia o un amore. Chi ha il gatto, chi ha il cane, chi ne ha due, chi tre.
Il protagonista però non ha animali e nemmeno amori. Fino a quando...
Il muro davanti rappresenta una svolta nella produzione scenica di Cesare Colonnese. Compaiono per la prima volta temi delicati come la solitudine e le relazioni tra persone dello stesso sesso. Argomento di cui tanto si parla in Italia, ma che per una sorta di 'timore' - sostiene l'autore - troppo male viene trattato.