In grande ascesa nel mondo della classica è infine il nome di un altro violinista, che recentemente ha i Freeman Etudes di Cage per Stradivarius con successo di critica e di pubblico: Marco Fusi, come Michele Marelli per la prima volta alla Biennale, anche se in veste di interprete della viola d’amore, strumento assai raro nella musica contemporanea, per questa occasione amplificata elettronicamente (12 ottobre, Conservatorio, ore 12.00). “È uno strumento che non si è mai affermato – sostiene Fusi - e quindi ha conservato il suo carattere sperimentale, dotato di effetti di risonanza grazie a 7 corde definite simpatiche, proprio perché vibrano per simpatia quando quelle principali vengono pizzicate. Le caratteristiche costruttive dello strumento, che non ha una accordatura definita, apre così uno spazio sconosciuto, di maggiore libertà ai compositori, come quando si entra in una stanza senza perimetri e si devono definirne le pareti”. Il programma veneziano affronta la generazione dei trentenni, quasi tutti presenti con prime esecuzioni assolute: Lorenzo Romano, Andrea Mancianti, che cura anche l’elettronica, Clara Iannotta, Federico Gardella, Alessio Rossato e Lorenzo Pagliei.