Proiezione del film Un chien andalou. Regia di Luis Buñuel
Interpreti: Pierre Batcheff, Simone Mareuil, L. Buñuel, Salvador Dalì, Jaime De Miravilles
Or. Francia, 1929 durata 21’, bianco/nero, versione originale, sottotitoli in italiano
Un film di Buñuel, da lui prodotto, sceneggiato
(con Dalí) e diretto. Vi appare all’inizio come
l’uomo che affila il rasoio con cui recide trasversalmente
l’occhio sinistro di una donna, una
delle più celebri immagini-choc del cinema, collegata
con quella della luna piena. Non c’è una
“trama”, ma soltanto insinuazioni, associazioni
mentali, allusioni; non c’è una logica, tranne
quella dell’incubo; non c’è una realtà, tranne
quella dell’inconscio, del sogno e del desiderio.
Nato nell’ambiente parigino del surrealismo, è
probabilmente il più celebre film d’avanguardia
del mondo, anche se non il più significativo e
importante. Molti gli preferiscono il successivo
L’âge d’or (1930). È il corrispettivo filmico del
Primo Manifesto del Surrealismo (1924, ristampato
da André Breton nel 1929) di cui condivide
l’estetica di Lautréamont, l’influsso di Freud, la
volontà rivoluzionaria di ispirazione marxiana
con spunti presi da Buster Keaton e René
Magritte. (Laura, Luisa e Morando Morandini
in Il Morandini – Dizionario dei film 2001,
Zanichelli, Bologna, 2000).
Proiezione del film l’âge d’or. Regia di Luis Buñuel.
Interpreti: Gaston Modot, Lya Lys, Caridad De Laberquesque, Max Ernst, Josep Llorens
Or. Francia, 1930 durata 65’, bianco/nero, versione originale, sottotitoli in italiano
Secondo film surrealista di Buñuel, ideato con
Salvador Dalí come Un chien andalou (1929),
non ha una continuità narrativa anche se vi si
possono individuare un prologo, un epilogo e un
filo conduttore, l’amore folle che butta l’uno
nelle braccia dell’altra un uomo e una donna che
non potranno unirsi mai. Disponibile scena per
scena alle più varie interpretazioni e in linea con
l’ideologia surrealista, è un pamphlet visionario
contro i pilastri della borghesia capitalista (la
Chiesa, lo Stato, l’esercito) e sostiene che soltanto
la forza sovversiva del desiderio e dell’amore è
accettabile. Lo fa con un fuoco di fila di invenzioni
visive fondate sull’esasperazione, l’indegnità,
l’assurdo, pur rifiutando, in nome di un realismo
“oggettivo”, i procedimenti formali dell’avanguardia
del tempo. Finanziato dal visconte Charles de Noailles che rischiò la scomunica, fu
proiettato per sei giorni allo Studio 28 di Parigi,
bersaglio di un’incursione di squadristi di destra
che lo devastarono. Pochi giorni dopo il prefetto
Chiappe lo vietò. Uscì in pubblico soltanto nel
1950 a New York e nel 1951 a Parigi. (Laura,
Luisa e Morando Morandini in
Il Morandini, Op. cit.)