Proiezione del film l’atalante. Regia di Jean Vigo.
Interpreti: Michel Simon, Dita
Parlo, Jean Dasté, Gilles Margaritis,
Louis Lefebvre
Or. Francia, 1934 durata 89’, bianco/nero, versione originale, sottotitoli in italiano
Jean, giovane capitano d’un battello, l’Atalante,
si sposa con Juliette, una ragazza di campagna e
la porta a vivere con sé. Ma, dopo un pò,
Juliette, comincia ad annoiarsi e suggestionata
dai racconti del vecchio marinaio Pere Jules,
decide di scappare. Ma, delusa dalla città, la
ragazza torna sul battello e lì scopre che il marito
geloso l’ha abbandonata. Il vecchio marinaio,
che l’aveva confusa, la riporterà da Jean.
Film sensoriale, in cui il lavoro di composizione
delle inquadrature dimostra un rimarcabile potere
evocativo, L’Atalante ci sembra un capolavoro
sfuggente, impermeabile a qualunque definizione.
Il montaggio, il taglio documentaristico degli
esterni, la sua aura avanguardistica, la recitazione
degli attori: ogni aspetto del film appare come
un enigmatico tassello che, unito agli altri, non
compone un film lineare, quanto un testo stratificato,
intrattabile, dalle molteplici sfaccettature.
Nel film gli agenti naturali vengono amplificati
artificialmente: a pioggia si aggiunge pioggia, a
luce si aggiunge luce, al buio il buio. Un poema
lacunare, ecco come ci appare L’Atalante. Un
film in cui l’emulsione fissa brutalmente materia
e sensazioni (senza per questo diventare un’opera
sentimentale); dove i contrasti vengono sistematicamente
intensificati, invece di essere acclimatati;
dove si manifesta un mondo di oggetti e
situazioni sproporzionate, in grado di comporre
un movimento tensivo, una minuziosa sinfonia
visiva del desiderio e dell’assenza. (Rinaldo
Censi, L’Atalante in Enciclopedia Treccani del
cinema (2004), da treccani.it).