La storia è oramai una leggenda hollywoodiana.
E racconta che quando David O.
Selznick, il potente produttore hollywoodiano,
vide per la prima volta l’interprete
di 'Intermezzo', grande successo di
quegli anni, di cui aveva acquistato l’esclusiva
assieme ai diritti di remake del
film, davanti a quella ragazza svedese così
diversa dalle sue dive – troppo alta, un
buff o naso troppo lungo, le sopracciglia
troppo folte – come prima cosa le chiese
di raddrizzarsi i denti, aggiustare qui, sistemare
là. E soprattutto, visto che si era
alla vigilia della guerra, di cambiare quel
suo cognome che sapeva di tedesco. La
risposta della bella svedese fu no, o se ne
tornava in Svezia.
E Ingrid Berman ha continuato a dire no,
a esercitare un diritto di scelta che poche
grandi hanno avuto garantito, a scegliere
liberamente, nella vita e nel cinema. Nella
sua filmografi a, da 'Intermezzo' a 'Sinfonia
d’autunno', che ha chiuso la sua carriera in
un’emozionante associazione con l’altro
grande Bergman, è difficile trovare un titolo
che non abbia almeno qualche qualità
speciale. E di questa libertà di scelta
è difficile non vedere anche la prova nei
suoi molti amori - Robert Capa, Larry
Adler, Victor Fleming, Roberto Rossellini
–, vissuti appunto con una libertà che
Hollywood non prevedeva, e che Ingrid
Bergman, ai tempi della sua unione con
Rossellini, si concesse sul piano personale
ma non solo, cambiando completamente
il suo stile di vita e il suo registro interpretativo,
intrecciando per questo cambiamento
sentimenti e talento.
Ma gli equilibri e i sentimenti non reggono
a lungo. Nel 1956, finito l’amore con
Rossellini, Ingrid tornò in America, forte
di un’esperienza umana e professionale
che l’avrebbe arricchita per anni. Fino al
1978, e a 'Sinfonia d’autunno', che portò
alla ribalta la sua lacerazione profonda.
Parlando attraverso la grande pianista
che ha scelto la carriera alla figlia, Ingrid
Bergman, come confessò anche al suo
biografo Alan Burgess, rivelò il conflitto
che l’aveva lacerata per anni, e che forse
ha nutrito la sua arte: quello di una persona
divisa tra l’artista e la donna. (Irene Bignardi)