Negli spazi espositivi Magazzino del Sale e Studio Vedova, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova presenta le mostre 'Aldo Rossi. Teatri' e 'Emilio Vedova. Lacerazioni. Plurimi/Binari '77/'78' aperte al pubblico dal 30 giugno al 25 novembre 2012.
L'esposizione dedicata ad Aldo Rossi (Magazzino del Sale) riunisce per la prima volta quindici progetti dell’architetto-designer milanese dai primi anni sessanta al 1997, attraverso quasi 120 tra studi e schizzi architettonici, modelli di studio e di concorso, disegni, oggetti di scena o riguardanti il tema teatrale e le sue diverse articolazioni, sia in architettura che nel design: dalle architetture progettate e costruite, alle scenografie per opera e balletto, fino agli allestimenti d’impatto spettacolare. La mostra è a cura di Germano Celant, mentre l’architettura dell’allestimento è stata affidata allo Studio Gae Aulenti Architetti Associati.
Il teatro, come edificio e come concezione dello spazio, ha un significato del tutto particolare nel lavoro e nella vita di Aldo Rossi. Per quest’occasione è stato ricostruito in grande scala il modello del Teatro del Mondo, per riportarlo idealmente nella porzione di laguna dove era approdato per la prima volta, durante la Biennale Teatro del 1979-1980 quando, caricato su una chiatta trainata da un rimorchiatore, aveva dapprima raggiunto Punta della Dogana e poi piazza San Marco, per ripartire infine, sempre via mare, alla volta di Dubrovnik in Croazia. Il grande modello di 5 metri di altezza circa accoglie i visitatori nell’area dedicata a quel piccolo e famosissimo teatro a pianta centrale, che senza dubbio è una delle architetture più note di Rossi e che ancora è vivo nella memoria di coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo muoversi sull’acqua, colpito dal riverbero della luce dell’alba e del tramonto, o di assistere a uno spettacolo o a un concerto, affacciati dalle balconate costruite con legno e tubi innocenti, prima che venisse smontato e andasse poi distrutto.
Lo studio Vedova, ospita invece il ciclo d'opere 'Lacerazione' di Emilio Vedova. I Plurimi/Binari sono dipinti su pannelli asimmetrici in legno, scorrevoli in parallelo su binari in gruppi di 2 o 3, che, sovrapponendosi creano collage in movimento, stretti da forti strutture in acciaio che ne limitano e comprimono lo spazio di scorrimento ma ne incrementano l’energia espressiva. Vedova ne realizzò alla fine degli anni ‘70 cinque cicli (I, II, III, IV e V), ognuno composto da dieci forme in quattro inquadrature. I Plurimi Binari esprimono una condizione di particolare raffreddamento interiore, graffiti da alfabeti indecifrabili, spaccati di luce bianca su “vuoti insostenibili”, presenze e tracce di umano in un camminare senza meta e gravità.
'Lacerazione', definizione che suona inusuale e sorprendente nel panorama delle opere vedoviane perché indica una posizione di natura diversa rispetto al Vedova più conosciuto, esprime tutta la passione e l’intensità di quel disagio esistenziale testimoniato con distacco e lontananza. Per Vedova il richiamo verso una vita umanamente autentica era diventato fortissimo, oltre la contingenza sociale e politica, condizione cercata nella solitudine dello studio e nel suo silenzio intensamente vissuto, laddove la ragione non può spiegare e non può decidere. 'Lacerazione' è anche punto di risonanza di alcuni suoi riferimenti, amati e chiamati, come Goya, Tintoretto ma più ancora Giandomenico Tiepolo e la sua malinconica, grigia e precipiziale caduta di Venezia.
Per maggiori informazioni: FONDAZIONE VEDOVA