Due anni - dall’estate 2006 all’inverno 2008 - di appunti scritti osservando alcuni dipinti del museo della Fondazione mentre “sentiva” i colori per poi trasferirli, una volta arrivata in studio, sulla tela. E’ il progetto di Maria Morganti, semplice ma per questo rigoroso e intenso, come sottolinea la curatrice Chiara Bertola. L’artista sostituisce cinque opere sovrapporta presenti nelle sale del museo con cinque monocromi delle stesse dimensioni e tutti nel dominio del rosso, dipinti in accordo con i quadri antichi. Ogni tela scaturisce da assidue frequentazioni degli ambienti della pinacoteca, da cui ogni volta l’artista riporta in studio la memoria di un determinato colore. Strato su strato si raggiunge l’esito finale. Questo processo è reso evidente dalla presenza di un bordo in alto ad ogni tela, dove si addensa in sottili strisce la storia delle stratificazioni: è il diario cromatico, la memoria del lavoro. Più visibile rimane nel quadro la parte più ampia, che è la somma di tutti i passaggi, l’accumulo dell’esperienza.