L’appuntamento inaugurale del festival, mercoledì 18 aprile alla Scuola Grande di San Rocco, dopo la consegna dei Premi Bauer – Ca’ Foscari, prevede l’attesissimo incontro con il celebre neuroscienziato e scrittore portoghese, Antonio Damasio, di cui sta per uscire da Adelphi il nuovo libro 'Il sé viene alla mente'.
A lungo la coscienza è stata sovrapposta a nozioni quali «spirito» o «anima», quasi che l’ultima parola sull’argomento spettasse di necessità alla filosofia o alla teologia. Da qualche tempo, però, i neuroscienziati hanno fatto proprio della coscienza uno dei loro oggetti di indagine prediletti, giungendo ad acquisizioni sorprendenti e controintuitive. E fra tutti spicca Antonio Damasio, che in questo nuovo, densissimo libro approda a una sorta di summa della sua ricerca trentennale, dove i fondamenti di quella prospettiva antidualistica che lo ha reso celebre (si pensi al legame tra regioni cerebrali «arcaiche», come l’amigdala, e più recenti, come la corteccia prefrontale, nella genesi delle scelte morali e dei processi decisionali) sono integrati da nuove e complesse sequenze: quella sull’incidenza delle emozioni e dei sentimenti primordiali (il piacere e il dolore) come ponti connettivi tra il proto-Sé e il Sé; quella sul discrimine tra percezione e rappresentazione degli eventi interni ed esterni al nostro corpo come base biologica, unitamente alla memoria, nella costruzione dell’identità individuale; e quelle, soprattutto, sui vari gradi e livelli di coscienza, che indicano nella comparazione tra gli uomini e gli altri animali (a cominciare dai primati) o nelle differenze tra lo «stato» dei bambini nati senza corteccia e quello del coma vegetativo degli adulti (superficialmente assimilabili) un’infinita gamma di sfumature percettive e cognitive, insieme avvincenti e perturbanti. L’esito è un’idea della coscienza come «processo» (secondo la formula di William James) maturato dopo miliardi di anni di evoluzione entro una materia biologica «indifferente» e opaca a se stessa.