“Suonare l’organo significa manifestare una volontà ricca
dello sguardo d’eternità” sosteneva Charles-Marie Widor.
Frammenti della sinfonia per organo di Widor compaiono
nei programmi da concerti parigini e testimoniano il
successo del repertorio organistico anche fuori dall’ambito
ecclesiastico: spesso gli aristocratici arredano i loro salotti con piccoli organi e armonium da “divertissement”.
Se una persistente confusione rimescola in un medesimo calderone la musica sacra e la musica religiosa, un amalgama non meno tenace fa della musica da chiesa francese dell’Ottocento una consumata espressione dell’arte ufficiale, intesa nel senso di “accademica” e “conservatrice”. Questo significa tuttavia misconoscere al tempo stesso la varietà dei mezzi messi in opera e la perspicacia sperimentale di organisti o maestri di cappella quali Saint-Saëns, Franck, Baptiste, Fauré e Pierné. Da una città all’altra, da una chiesa all’altra, gli uffizi furono accompagnati da complessi la cui base era costituita da alcuni solisti riuniti attorno a un armonium, all’occorrenza un grande organo. Nelle cappelle più ricche un violino, un violoncello, un’arpa e un contrabbasso sostenevano un coro più numeroso, le cui voci soliste interpretavano assoli degni del grand opéra. In parallelo, la musica religiosa investì la sala da concerto, dove si eseguivano regolarmente affreschi biblici nella tradizione degli oratori di Mendelssohn e di Liszt. Opere costose, oggi del tutto dimenticate: Le Passage de la Mer Rouge (Rabuteau, 1871), L’Incarnation de Jésus (Maréchal, 1873), Sainte Geneviève (Hillemacher, 1877), Le Sinaï (Broutin, 1880), Saül (Hüe, 1880), Saint Georges (Vidal, 1884), Les Saintes Maries de la Mer (Paladilhe, 1890) … fino al più celebre Martyre de Saint Sébastien di Debussy. Organista di Sainte-Clotilde e poi della Madeleine, Théodore Dubois compose a profusione messe, mottetti e oratori, la cui parte migliore consiste probabilmente ne Les Sept Paroles du Christ, nella Messe pontifi cale e ne Le Paradis perdu, senza tralasciare alcuni mottetti dagli organici spettacolari. Dubois lascia anche numerosi cicli di pezzi organistici di varia ambizione.
Interprete: Pierpaolo Turetta, organo.