conferenze e convegni
Jugoschegge. Storie e scatti di guerra e di pace.

Quindici anni fa – nel periodo tra gli accordi di Dayton, che mettevano fine al conflitto e all’assedio di Sarajevo, e la seconda fase della guerra, con i bombardamenti sul Kosovo e Belgrado – raccogliemmo nel libro Izbjeglice/Rifugiati, alcune storie di “ex jugoslavi” che avevano subìto il dramma della guerra e conosciuto la diaspora delle pulizie etniche. Persone comuni: un pacifista di Sarajevo, un insegnante di Mostar e altri, che accettarono la sofferenza di rievocare episodi dolorosi affinché noi li raccontassimo ad altri. L’idea del libro nacque mentre camminavamo insieme tra le rovine ancora fumanti di Mostar, ed è stato proprio grazie alle fotografie di quella città che c’eravamo conosciuti. Giacomo le aveva scattate alla fine di quell’assedio “marginale”, in una città ridotta allo spettro di se stessa. Tullio poco prima della guerra, con gli stessi vicoli ancora ignari e vocianti di turisti. Le stesse inquadrature di palazzi e case, di ragazzi che si tuffano nella Neretva. Addirittura le stesse persone, come quell’artigiano che ancora oggi apre la sua bottega al lato del Ponte Vecchio, abbattuto a cannonate dall’artiglieria croato-bosniaca nel 1993, in coincidenza del quarto anniversario della caduta del muro di Berlino, e riconosciuto più di dieci anni dopo. Allora avevamo riunito quelle foto, “il prima e il dopo”, per mostrarle nelle piazze e nelle scuole della nostra regione, quando insieme all’associazione Time for Peace Marche – già dall’inizio della guerra e grazie all’aiuto dal basso di tanta gente – si riusciva ad accogliere profughi, attivare adozioni a distanza, creare relazioni – contatti – tra persone e famiglie. Oggi, a distanza di circa vent’anni dall’inizio di quella guerra, abbiamo voluto ripetere quel gioco delle foto, “il prima e il dopo”, dove il prima era diventato la guerra e il dopo è il nuovo presente, da decodificare. Siamo tornati a Mostar e Sarajevo per cercare le stesse inquadrature delle foto scattate allora da Giacomo, tra il 1994 e il 1996, per non dimenticare, e ritrovarle ancora oggi, alla ricerca dei segni del passato ma anche di quelli del cambiamento. E poi abbiamo chiesto ad alcuni amici – questa volta tutti italiani, testimoni particolari, che con il loro profondo e a volte doloroso coinvolgimento hanno avuto modo di sviluppare uno sguardo “fino” su quelle vicende – di conversare con noi, per raccontare questa volta le “nostre” percezioni. Per capire, almeno un po’, che cosa tutti insieme abbiamo tratto da quell’esperienza, e che cosa dovremmo ancora trarne, affinché quel che è accaduto non sia successo invano. Sono nate così queste sette riflessioni, aperte, ricche di spunti, a volte critiche o autocritiche, sguardi retrospettivi e al tempo stesso attenti all’attualità. Abbiamo scelto di pubblicarle come racconto in prima persona, perché alla fine, più che esserne i curatori o gli intervistatori, siamo stati semplicemente il tramite di un lavoro di fatto collettivo, a più voci e più sguardi.

dettagli
Biglietto: ingresso libero
quando
DoLuMaMeGiVeSa
Orario: (scegli la data)
dove
Centro Culturale Candiani
Piazzale Candiani 7 - Mestre (VE)
Terraferma
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