Fu forse proprio lo Chateaubriand “intento a meditare sulle rovine di Roma” dipinto da Girodet nel 1809 a percepire per la prima volta questa incrinatura tra lo spirito classico e l’anima romantica. V’era forse più bel dialogo possibile di quello tra quell’Atlantide d’un tempo che fu – Roma – e quel nuovo astro scintillante – Parigi – che chiamava a sé in ordine sparso i maggiori artisti di tutta Europa?
Dell’Impero romano, della sua grazia come delle sue violenze (Symphonie italienne di d’Indy), la musica francese serberà l’evocazione della storia (Symphonie 'Urbs Roma' di Saint-Saëns), delle vestigia (Les Derniers Jours de Pompéi di Joncières, Herculanum di Félicien David) e delle figure tutelari (Le Triomphe de Trajan di Lesueur, Marco Curzio di Halévy, Néron di Lalo, Spartacus di Saint-Saëns, Titus et Bérénice di Rita Strohl). Se nel 1799 Méhul aveva riplasmato il proprio Adrien a immagine di Bonaparte, qualche anno dopo Victor Hugo avrebbe fatto di Parigi una moderna Roma, e di Napoleone un novello Augusto:
'Il secolo aveva due anni! A Sparta Roma si sostitutiva, Dietro Bonaparte già Napoleone spuntava, E già del primo console, in più punti, La fronte dell’imperatore la stretta maschera fendeva.' Victor Hugo, Les feuilles d’automne
INTERPRETI: DUO LUPERCA - Aurélienne Brauner, violoncello; Lorène de Ratuld, pianoforte.