Sensibile, drammatico, schietto. Così è il romanzo di Natalia Ginzburg, che Valerio Binasco, regista dalla sensibilità attenta, porta in scena, regalando un intenso ritratto femminile.
L’inizio è brutale: uno sparo omicida. La fine di una vita e l’inizio di una lunga confessione, intima, drammatica, un percorso a ritroso nella memoria, per trovare le tracce di un gesto inevitabile. Lei, giovane insegnante di provincia, accetta di sposare Alberto, pur sapendolo
innamorato di Giovanna, a sua volta sposata e madre, con la quale da anni intrattiene una relazione. Il fallimento familiare appare evidente da subito ai due sposi, tanto diversi e incapaci di comunicare. Un crescendo di illusioni e tormento, di indolenza e tradimento, che non
riesce ad essere sanato neppure dalla nascita di una fi glia. E proprio l’improvvisa e prematura morte della piccola scardina definitivamente gli equilibri, trascinando la protagonista verso l’annunciato sparo finale. Storia di amore e gelosia, di egoismo e solitudine, che trova in Sabrina Impacciatore un’interprete di grande forza espressiva.