Dopo le rivolte studentesche del ‘68, Michele è esiliato a Londra, ma si mantiene in contatto epistolare con la madre e le sorelle. La morte improvvisa del giovane sarà fonte di riflessioni su solitudine, precarietà, difficoltà delle relazioni umane e sul senso dell’assenza.
Diretto da un Monicelli maturo e impegnato, Caro Michele è un film insolito e intelligente, velatamente intimista, riflessivo e cupo, lontano dall’ironia di Brancaleone, I soliti ignoti, Vogliamo i colonnelli, etc. Qui siamo in una cronaca familiare, anzi in un lessico familiare fatto
di sentimenti dimessi, piccole però profonde lacerazioni, dolori e silenzi.