Sola me ne vo. Omaggio a Mariangela Melato

Ci ha lasciati poco tempo fa, la Signora del teatro. Carattere un po’ duro, portamento nobiliare, lo sguardo penetrante, voce inconfondibile, modi raffinati. Nella sua lunga carriera ha dominato palcoscenico e schermo indossando molte maschere con indiscussa (e indiscutibile) bravura. Una vita dedicata allo Spettacolo, fino all’ultimo.

Era il 2008 e con Sola me ne vo’ – vero e proprio “one woman show” – tra canti lustrini e paiettes salutava, a modo suo, il pubblico che tanto l’ha applaudita, ammirata, amata. Un addio in grande stile, un’ultima memorabile apparizione, nel luogo che l’aveva fatta conoscere al grande pubblico: il teatro. Aveva intuito bene Luca Ronconi, quando vide nel suo volto asimettrico, sensuale, ironico ma al tempo stesso superbo e dai tratti antichi un’Olimpia, o una Cassandra, perfetta.

Il suo magnetismo si impone anche sullo schermo cinematografico: Mariangela conferma la rara capacità di dare un profilo indimenticabile a qualsiasi personaggio, fin dal piccolo ruolo in Basta guardarla di Luciano Salce. Musa di Lina Wertmüller e Elio Petri, trova in Giancarlo Giannini e Gianmaria Volonté i compagni perfetti di interpretazioni memorabili: la “bottana industriale” (Travolti da un insolito destino…) e Lidia, compagna di Volontè/Lulù (La classe operaia va in paradiso) resteranno per sempre interpretazioni che hanno saputo imprimere un marchio a fuoco nell’immaginario collettivo. Con l’arrivo al cinema, Mariangela comincia a mietere successi. Dopo essersi confrontata con due “mostri sacri” come Vittorio Gassman e Alberto Sordi (Contestazione generale di Luigi Zampa) s’impone al grande pubblico grazie alla trilogia di Lina Wertmüller (Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia, Travolti da un insolito destino). Nella sua lunga carriera, Mariangela lavora con i più grandi registi del cinema italiano (tra gli altri De Sica, Petri, Comencini, Monicelli, Avati) vincendo numerosi premi come miglior attrice: da La classe operaia va in paradiso, Mimì metallurgico, Caro Michele, a Il gatto di Luigi Comencini, La poliziotta di Steno fino ai più recenti Dimenticare Venezia di Franco Brusati e Aiutami a sognare di Pupi Avanti. Un omaggio doveroso a una delle ultime grandi protagoniste della scena (teatrale, cinematografica o televisiva che sia) che ci ha da poco lasciati ma che continuerà – ne sono certa – a sedurre dallo schermo decine e decine di generazioni. Provare per credere.

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