La mostra valorizza la preziosa e spettacolare collezione cartografica confluita nel patrimonio del Museo Regionale Argeş di Piteşti in seguito all'acquisto diretto, avvenuto nel 1964, dai collezionisti Aureliu Popescu e Lelia Urdăreanu in Popescu. Le 41 mappe, risalenti ad un arco di tempo che va dal Cinquecento ai primi dell'Ottocento, sono la viva testimonianza della passione dei coniugi Popescu, raffinati collezionisti e amanti dell'arte, per la storia delle loro terre d'origine, per il passato del Sud-Est europeo raffigurato nella cartografia occidentale. Questa collezione cartografica ha una notevole rilevanza storico-culturale. Le mappe sono incisioni originali, eseguite con la tecnica di stampa su lastra in rame inchiostrata passata lentamente al rullo del torchio calcografico, dopodiché la carta stampata veniva colorita a mano ad acquerello. La collezione fu costituita secondo un criterio tematico, vale a dire le raffigurazioni cartografiche dell'antica Dacia e degli Stati situati al Nord del Danubio e lungo il tratto inferiore di esso (Transilvania, Valacchia, Moldavia, Ungheria, le terre ubicate lungo il fiume). Le più antiche mappe della collezione risalgono al XVI secolo, mentre le più recenti ai primi dell'Ottocento. Nella raccolta si trovano i lavori di tutte le grandi scuole di cartografia: dalle mappe dei famosi maestri cartografi dei Paesi Bassi (Ortelius, Mercator, Hondius, Blaeu, Janssonius, Elwe, Covens e Mortier, i fratelli Ottens, Allard, Visscher, Chatelain, Valck, Schenk, Danckerts), a quelle dei cartografi francesi (Sanson, Delisle, de Fer, Duval, Janvier, Jaillot), dell'inglese Overton, quindi le opere dei tedeschi e degli austriaci (Homann, Schraembl, Gussefeld, Haupt). Le scuole cartografiche occidentali contemplavano le terre romene dalla prospettiva delle relative realtà geopolitiche dell'epoca, e spesso i maestri cartografi si tramandavano l'uno l'altro i dati peculiari riguardanti queste aree, oppure attingevano a fonti primarie ancora oggi poco note. Queste fonti cartografiche rivelano il livello di conoscenza che, dal Rinascimento all'Età moderna, l'Europa Occidentale aveva di realtà e aree del Vecchio Continente allora ancora poco note, e che tali rimasero all'opinione pubblica almeno fino agli albori della rivoluzione industriale.
La mostra rimarrà chiusa l'8 dicembre.