È stata danzatrice per Béjart e Pina Bausch, attrice per Altman e Greenaway, Luciano Berio l’ha voluta per le sue Folk Songs a Firenze e alla Scala, per lei hanno scritto Elvis Costello, Philip Glass, Michael Nyman, Nick Cave, Tom Waits; ha calcato i palcoscenici dei teatri più importanti e inciso per le maggiori case discografiche, vinto il Molière e il Lawrence Olivier ed è stata ripetutamente nominata artista “crossover” dell’anno da Billboard Magazine: Ute Lemper è celebrata come una delle più grandi artiste dei nostri giorni. Sarà lei ad inaugurare il 42. Festival del Teatro della Biennale di Venezia venerdì 2 agosto con un recital di canzoni di Brecht e Weil al Teatro La Fenice (ore 21.30).
Con il fascino delle dive di un tempo, da Marlene Dietrich a Lotte Lenya e Edith Piaf che considera sue mentori e di cui è naturale erede, Ute Lemper abbraccia un repertorio sterminato, il cui punto fermo è nel Kabarett degli anni fra le due guerre (di Kurt Weill ha inciso l’integrale) e si allarga alla canzone d’autore francese di Brel, Ferrè, Vian, ai canti yiddish e dell’est europeo, ai leggendari musical (Cats, Cabaret, Chicago), al tango di Astor Piazzolla fino al jazz. Ma qualunque cosa canti Ute Lemper vi imprime la sua anima, perché, come ha scritto presentando il proprio disco Illusions: “Ogni canzone è una pièce di teatro che racconta di un paradiso perduto, e ci parla di oggi, e di noi”.