Fabrice Murgia mette in scena lo spettacolo 'Notre peur de n’être' (durata 80’) nper il 43. Festival Internazionale del Teatro.
Notre peur de n’être: Leone d’argento per l’innovazione scenica della scorsa edizione della Biennale Teatro, Fabrice Murgia è considerato il cantore della solitudine urbana e delle angosce generazionali che dipinge “con i colori del suo tempo”, attrvaerso il mondo di immagini in cui è cresciuto, la grande difficoltà a comunicare e il bisogno di urlarla.
In Notre peur de n’être, spettacolo che ha trionfato lo scorso anno ad Avignone, il trentenne regista belga racconta la sindrome giapponese, ma diffusa in tutte le società occidentali, degli hikikomori, giovani iperconnessi che vivono reclusi da ogni contatto col mondo. “L’hikikomori non è annoiato. Né vegeta. La sua è una scelta, un modo di conoscere la vita. Non distingue più tra il giorno e la notte, e si costruisce una propria visione del mondo attraverso pochi elementi rassicuranti, fra cui lo schermo che gli permette di osservare il mondo come vuole”. Ancora una volta Murgia affronta il tema della solitudine che mette l’individuo ai margini della società costruendo uno spettacolo che distilla angoscia, ma che pure lancia un messaggio di speranza. “A volte sogno che gli hikikomori si preparano ad uscire per le strade, come profeti di una generazione che, dalla propria stanza, trasformano gli strumenti di schiavitù in un messaggio di speranza per l’umanità ”.
Testo e regia Fabrice Murgia
con Clara Bonnet, Nicolas Buysse, Anthony Foladore, Cécile Maidon, Magali Pinglaut, Ariane Rousseau