Anticipata da alcune opere dell’artista esposte o “disseminate” già al primo piano, la mostra occupa tutto il vasto ambiente del secondo piano del Museo e presenta tele di grandi dimensioni insieme a sculture e altri lavori di piccolo formato, concepiti da Marco Tirelli (Roma, 1956) per questi spazi.
I dipinti rappresentano elementi architettonici e geometrici astratti che alludono a stati di indeterminatezza e di passaggio. Forme essenziali in cui l’oggetto fisico diventa un pretesto per valicare il confine tra luci e ombre, stabilendo un rapporto metafisico con lo spazio: qui l’architettura si dilata fino a scomparire in un’illusoria monocromia che avvolge e coinvolge lo spettatore, creando uno spazio straniante, una finestra per la percezione, un varco per la meditazione.