Lo spettacolo, messo in scena dagli allievi del Liceo Morin di Mestre, conclude il laboratorio “I cinque sensi dell’attore” realizzato nell'ambito di Giovani a Teatro 2011-12 'Essere umani' condotto da Chiara Elisa Rossini e Diana Ferrantini con l'assistenza e cura prof. Pietro Gavagnin, musica e regia di Massimo Munaro, produzione Euterpe Venezia - Fondazione Venezia e Teatro del Lemming.
Si può leggere Giulietta e Romeo come il dramma shakesperiano che più direttamente mette in scena il mondo visto da occhi giovani.
Il mondo di Romeo e Giulietta è tutto bianco o tutto nero, è tutto Capuleti o tutto Montecchi, è tutto amore e magia o violenza e rabbia.
In questo mondo gli adulti non appaiono che come principi censori, come portatori di valori antichi, imprescindibili, schemi e regole vecchie e immutabili, rancori dei tempi passati. E allora inevitabile arriva la trasgressione, una ribellione che non si traduce in una contestazione esplicita, ma in un amore proibito, che è forse il più alto gesto politico e di rivolta che questi due giovani potessero compiere.
Romeo e Giulietta sono giovani, e quella che li muove è una febbre di vita, in quello stato adolescente in cui tutto appare possibile, in cui ci sembra che effettivamente la vita sia aperta e che tutto possa cambiare.
Le loro passioni sono eccessive, totalizzanti, violente. Così il loro amore, improvviso. Così l'odio tra le due fazioni, mortale. Tutto il rancore e la rabbia si concentrano in un nemico: l'altro. Ecco allora che bisogna fare capannello, squadra, e la violenza sembra l'unica cosa che possa tenere unito un gruppo contro l'altro, l'unico strumento di sfogo e di azione possibile nei confronti del mondo.
Ma queste enormi passioni dicotomiche, amore e guerra, arrivano a toccarsi e a sciogliersi solo perché i due protagonisti sono mossi dal coraggio, dalla follia e dalla spensieratezza dell'adolescenza. E come sempre accade, per risolvere ciò che sembra impossibile risolvere è necessario compiere un sacrificio: i due giovani eroi hanno persa la vita, ma in cambio hanno vinto la partita costringendo le loro famiglie e l’intera comunità ad una riconciliazione.